7.0
- Band: ARCH ENEMY
- Durata: 01:07:30
- Disponibile dal: 18/01/2019
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Sony
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Tornati sulla cresta dell’onda con l’arrivo di Alissa White-Gluz, dopo due album e un live gli Arch Enemy trovano il tempo di rilasciare un disco di cover, che riassume tutte le rivisitazioni di altri artisti registrate dal 1995 ad oggi e rilasciate in diverse occasioni. Nonostante la minora anzianità di servizio, la parte del leone (quasi metà tracklist) spetta all’ultima arrivata dietro al microfono, impegnata nella rivisitazione in stile Arch Enemy 3.0 di pezzi anni ’80 mutuati dalla scena pop (la già nota versione di “Shout”, scelta anche come singolo di lancio), rock (“Shadow On The Wall” di Mike Oldfield) ed heavy metal (una bella rivisitazione di “Back To Back” dei Pretty Maids e una versione accorciata di “Breaking The Law”). La parte più corposa, ed interessante, dell’era Alissa è però dedicata alla scena hardcore-punk svedese degli anni ’80 (la cosidetta D-Beat), con l’accoppiata Moderat Likvidation (“Nitad”) / Anti-Cimex (“When The Innocent Die”) seguita a ruota dall’intero EP “GBG 82” degli Skitslickers, in cui abbiamo modo di apprezzare (oltre alla pronuncia svedese della blucrinita singer) una veste inedita degli Arch Enemy, lontani dalle produzioni patinate e dalla perizia tecnica in favore di un approccio ‘raw & wild’. La parentesi punk si chiude con il passaggio di testimone da Alissa (“City Baby Attacked By Rats” dei GBH) ad Angela (“Warning” dei Discharge), con una netta vittoria ai punti della prima, mentre la seconda metà del disco vede una predominanza di pezzi hard-rock (“The Zoo” degli Scorpions, “Wings Of Tomorrow” degli Europe, “The Oath” dei Kiss, “Walk In The Shadows” dei Queensrÿche), non particolarmente brillanti così come il periodo in cui sono stati registrati (seconda metà degli anni 2000). Il fondo lo si tocca probabilmente con “The Book Of Heavy Metal” dei Dream Evil, mentre la parte finale dell’era Angela si chiude in crescendo: se con i Carcass si gioca in casa, “Kill With Power” dei Manowar trova nuova linfa con lo stile ultraveloce degli Arch Enemy Y2K, e anche “Symphony of Destruction” dei Megadeth, se pure resa un po’ troppo dark, si presenta come un riuscito omaggio di Ammott al maestro Mustaine. Sul finale, spazio anche per l’indimenticato Johan Liiva con ben due estratti degli Iron Maiden dal periodo “Black Earth” (una incazzatissima versione di “Aces High” e la strumentale “Ides Of March”). In mezzo, un altro pezzo da “Wings of Tomorrow” degli Europe (una turbo-cover di “Scream Of Anger”, risalente al periodo “Burning Bridges”) e un’inedita versione di “Starbreaker” dei Judas Priest, penalizzata però dalla produzione. Nel complesso, l’utilità di album del genere resta relativa, se non come divertissement e/o come riscoperta di alcuni classici dimenticati, ma “Covered In Blood” offre anche un’interessante retrospettiva (a ritroso) sulla carriera degli Arch Enemy, dal successo patinato degli ultimi anni alle sonorità ben più aggressive degli esordi, passando per la sorpresa dell’era Gossow e il successivo lento declino prima dell’ingresso di Alissa, abile in entrambe le vesti come testimoniato dalla parentesi D-Beat.