8.0
- Band: ARCHGOAT
- Durata: 00:41:17
- Disponibile dal: 27/01/2015
- Etichetta:
- Debemur Morti
- Distributore: Masterpiece
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Non famosi certo per la prolificità con cui pubblicano nuovo materiale, finalmente possiamo parlare del nuovo lavoro degli Archgoat, che giunge quattro anni dopo il breve EP “Heavenly Vulva (Christ’s Last Rites)” e a distanza di ben sei anni da l’ultimo full “The Light Devouring Darkness”, album che continua a portare alto il vessillo del black/death più marcio e bestiale che ci sia. Del resto, non stiamo certo parlando dei primi esaltati che si trovano in giro, visto che il terzetto finlandese celebra oggi i ventisei anni di attività, rappresentando a conti fatti uno dei punti cardine di questo particolare segmento del metal estremo e rilasciando lavori che del loro incedere spietato e furioso hanno fatto un vero e proprio trademark, un’istituzione seguita oggi da un numero sempre crescente di giovani formazioni “war metal”. Naturalmente, se avete sempre seguito le temibili gesta dei finnici saprete benissimo cosa aspettarvi, visto che la formula è stata variata ben poco nel nuovo “The Apocalyptic Triumphator”: riff forzatamente minimali e privi di qualsiasi aspirazione tecnica e/o atmosferica, batteria alternata tra putridi blast beat, tempi alternati e solenni mid-tempo con cui scandire i momenti meno concitati e l’inumana voce del bassista Lord Angelslayer a vomitare inenarrabili gesta di satanismo e perversioni sessuali, senza nemmeno sforzarsi di modificare a tratti l’incorreggibile formula del trio. Rispetto al passato, è ben distinguibile un utilizzo dei tempi medi e lenti molto più diffuso, così come degli inserti di tastiera che da sempre si affacciano sporadicamente nei momenti più evocativi, ma non mancano per questo episodi di estrema velocità e ferocia in cui potersi godere tutta l’oscena blasfemia degli Archgoat, che hanno ormai votato irreversibilmente le loro anime alla musica del demonio per eccellenza e portano avanti da anni una concezione di orgogliosa appartenenza all’underground meno accessibile e maggiormente elitario. In “The Apocalyptic Triumphator” sangue, carne e sperma sono gli ingredienti che danno vita al rituale bestiale e demoniaco a cui veniamo sottoposti senza diritto di replica, un artefatto maligno da subire senza condizioni e da apprezzare in tutta la sua violenta magnificenza, non sperando di trovare una luce alla fine del tunnel, ma solo e solamente le tenebre oscure di un messaggio musicale senza speranza e privo del benché minimo segno di umana razionalità.