8.5
- Band: ARCHGOAT
- Durata: 00:41:36
- Disponibile dal: 26/11/2021
- Etichetta:
- Debemur Morti
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Quando ci si avvicina alla discografia e alla storia degli Archgoat, lo si fa sempre con un certo timore reverenziale: in trenta anni di carriera (ma con una lunga pausa di inattività negli anni Novanta) la band ha dato vita ad un vero e proprio culto underground che li ha innalzati ad assoluti paladini delle sonorità black metal più becere ed istintive, grazie ad un immaginario truce ed una qualità nel materiale presentato sempre inappuntabile.
“The Luciferian Crown” risuona ancora potente dalle casse dei numerosi ammiratori che avevano amato l’ultimo lascito, così come il monumentale “Black Mass XXX” uscito un paio di anni fa e comprendente una completissima dimostrazione di forza in sede live dove gli Archgoat scandagliano in lungo ed in largo la loro maestosa storia musicale. E’ tempo quindi oggi di nuova musica fumante, contenuta nell’esplicito “Worship The Eternal Darkness”: si tratterà di un turbinio di emozioni impetuoso, ammantato da un aura malefica più oscura e malvagia che mai. C’è oramai una consapevolezza nella scrittura che permette ai gemelli finlandesi di abbattere letteralmente ogni ostacolo sul proprio cammino con assalti massacranti, dotati di elementi immancabili per il sound degli Archgoat, eppure sempre così perfetti ed incisivi quando strutturati secondo dinamiche indiavolate come quelle di questi pezzi. “Heavens Ablaze” o “In Extremis Nazarene” basterebbero a far godere chi cerca ancora la primitiva ispirazione bestiale in questo gruppo, ma c’è di più: “All Christianity Ends” e “Burial Of Creation” mostrano ad esempio come trasformare gli iconici passaggi in mid e slowtempo in canzoni più complesse dotate di una propria autonomia, mentre “Black Womb Gnosis” e “Blessed In The Light Of Lucifer” assodano invece ancor più strenuamente il legame degli Archgoat con la concezione black metal più classica ed ortodossa. Anche gli imbastardimenti con il thrash ed il grindcore, mostrati a sprazzi già da canzoni del precedente album, trovano una continuazione in “Rats Prey God”, andando così a mostrare tutte le inquietanti facce che una proposta apparentemente stantia come quella degli Archgoat riesce ad assumere. La seconda, forse terza giovinezza di questa band continua a mostrare senza alcun segno di cedimento uno status vitale eccezionale, affamato più che mai e quasi incapace di commettere passi falsi sul suo glorioso cammino. Piccoli e riusciti elementi di innovazione vanno ad incastonarsi sul trono sacrificale degli Archgoat, che in “Worship The Eternal Darkness” mostrano ancora come creare magia nera musicale secondo ingredienti primordiali, ma efficaci e devastanti come non mai.