ARCHITECTS – Holy Hell

Pubblicato il 14/12/2018 da
voto
8.0
  • Band: ARCHITECTS
  • Durata: 00:42:13
  • Disponibile dal: 09/11/2018
  • Etichetta:
  • Epitaph
  • Distributore: Self

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Vi sono diverse fasi di elaborazione di una perdita, di un lutto, e “Holy Hell” fa parte di quel processo. Un po’ come se quanto scaturito dal precedente “All Our Gods Have Abandoned Us” fosse parte di un lamento silente, un adeguarsi smarriti ad un colpo troppo grande da sopportare, momenti nei quali, riguardandosi indietro, si vede un proprio io in una veste inaspettata, dimenticata, opaca, riconoscibile ma non troppo: “Holy Hell” suona coma una reazione, un colpo di reni al dolore, una deflagrazione di rabbia disperata, una nuova dimensione. Un senso di incombenza aleggia perennemente sul nuovo lavoro degli inglesi, una consapevolezza acquisita, una visione diversa laddove, se prima si era basiti di fronte alla fine del proprio mondo, ora si ragiona su quel che si è e su quel che si ha: le derive struggenti di una “Mortal After All”, della bellissima “Hereafter”, o della stessa opener “Death Is Not Defeat” non possono del resto essere casuali.
Non c’è un solco del disco nel quale non vi sia un segno del passaggio di Tom Searle, un’atmosfera cupa disegna trame fitte di archi che sposano aperture violentissime, passaggi plumbei e pesanti come una pietra al collo nell’acqua, uno scream quasi imperterrito che accompagna in diversi picchi come quelli raggiunti nella title track o in, a dirne una, “Doomsday”. Ogni momento di “Holy Hell” disegna un attimo, un pensiero, una domanda, e lo fa con breakdown che stracciano il cuore come quelli di “Damnation”, “Modern Misery” e la sontuosa, finale, “A Wasted Hymn” o, ancora, con delle parti vocali che lambiscono lidi di una musicalità davvero insperata, dalle quali culmina la summa di una capacità compositiva qua dimostratasi ineccepibile.
Ci si poteva legittimamente attendere di tutto, ma “Holy Hell” fa fare agli Architects un salto in avanti notevole per quanto a maturità e capacità di scrittura, piazzandosi tra i migliori se non miglior album ad oggi della band di Brighton e segnando un nuovo punto con cui misurarsi per il futuro.

TRACKLIST

  1. Death Is Not Defeat
  2. Hereafter
  3. Mortal After All
  4. Holy Hell
  5. Damnation
  6. Royal Beggars
  7. Modern Misery
  8. Dying to Heal
  9. The Seventh Circle
  10. Doomsday
  11. A Wasted Hymn
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