voto
6.5
6.5
- Band: ARCHITECTS
- Durata: 00:39:17
- Disponibile dal: 24/01/2011
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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Gli Architects ritonano sulle scene dopo tre dischi caratterizzati da una proposta musicale vicina per certi aspetti a gruppi come Misery Signals, con questa indole un po’ “post”, e per certi altri a band quali Dillinger Escape Plan, con questa schizoide vena “math”. Pur non inventando nulla di nuovo (una precisazione più che necessaria) questi ragazzi sono diventati col tempo una sorta di gruppo di riferimento – un po’ come i Bring Me The Horizon, in compagnia dei quali hanno di recente intrapreso l’ennesimo tour insieme- per molti giovanissimi amanti del metalcore più catchy. “The Here And Now” è quello che ci sentiamo di definire come l’album della svolta, del cambiamento, quello che sicuramente farà storcere il naso ad alcuni e che invece farà avvicinare a loro molti nuovi fan. Già perché la proposta degli Architects del 2010 si è notevolmente ammorbidita: le caratteristiche urla di Sam Carter si sono diradate per dare ampio spazio a clean vocals di facile presa, quasi sparita la componente math e addirittura la tracklist prevede ben due ballad. Su queste ultime ci sentiamo di soffermarci in quanto sia “An Open Letter To Myself” che, soprattutto, “Heartburn” sono canzoni che hanno decisamente un’indole radio friendly e, ad essere sinceri, ci hanno un po’ disgustato. Attenzione però, non è intenzione di chi scrive condannare a partito preso la scelta di questa band di dedicarsi a sonorità più soft. Dobbiamo riconoscere in effetti che, passato il primo shock iniziale, e accantonata la tentazione di far volare dalla finestra il disco in questione, ci siamo fatti coinvolgere da queste melodie accattivanti che tutto sommato non sono sempre così smaccatamente banali, anzi, nella loro festosa indole adolescenziale, finiscono per essere intriganti. E anche gli episodi più “tirati” mantengono comunque una loro credibilità, come la conclusiva “Year In Year Out” (che vede anche la partecipazione del frontman dei Dillinger Escape Plan, Greg Pulciato), oppure la veloce “The Blues” che riesce a far coesistere velocità e clean vocals in maniera azzeccata rispolverando la loro indole post. Il consiglio per gli amanti dei primi lavori della band è quello di non scartare a priori il disco in questione perché potrebbe regalarvi qualche sorpresa rivelandosi meno banale di quanto appaia ad un primissimo ascolto. Per contro consigliamo assolutamente “The Here And Now” a tutti gli amanti di sonorità più ariose e easy listening. Di sicuro se la loro intenzione era quella di far parlare di sé, è molto probabile che la loro missione riesca pienamente.