6.5
- Band: ARCHON ANGEL
- Durata: 00:49:20
- Disponibile dal: 14/04/2023
- Etichetta:
- Frontiers
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Secondo album per il nuovo progetto di Zak Stevens, cantante stimatissimo specialmente per le sue importanti esperienze nei Savatage, e poi per i progetti Circle II Circle e Trans-Siberian Orchestra. Sin dall’esordio (“Fallen” del 2020), gli Archon Angel si sono strutturati con una line-up di alto profilo, non solo nel vocalist. E stavolta vediamo all’opera un combo tutto all’italiana: gli ottimi Alessandro Del Vecchio alle tastiere (Jorn, Edge Of Forever), Marco Lazzarini alla batteria (Timo Tolkki’s Avalon, Secret Sphere), Nik Mazzucconi al basso (Labyrinth, Sunstorm) e Aldo Lonobile alle chitarre (Edge Of Forever, Secret Sphere, ex Death SS), il quale può essere considerato co-fondatore del progetto Archon Angel.
Questo “II” si profila come un deciso passo avanti rispetto all’esordio, nel quale era tangibile la ricerca un po’ a tentoni di un vero e proprio sound solido e personale, con brani che vagavano tra l’hard rock e il metal melodico con indecise incursioni orchestrali. Qui invece c’è un discorso musicale preciso, dove la band costruisce un buon disco di preciso power-prog metal a tinte sinfoniche, che deriva dichiaratamente dal songwriting dei Savatage di “Edge Of Thorns”. Complice una prestazione di ogni singolo componente davvero di alta qualità, si assiste all’avvicendarsi di canzoni ben composte e ben eseguite, con anche alcuni momenti piuttosto interessanti: le ruvide e rocciose “Quicksand” e “Avenging The Dragon” (quest’ultima forse la canzone migliore); le orecchiabili “Wake Of Emptiness” e “Fortress”; i pezzi classic power “I Will Return” e “Away From The Sun”; il prog esplicito della conclusiva “Lake Of Fire”.
È necessario, d’altro canto, sottolineare quanto la derivazione ‘savategiana’ di cui poco sopra sia prepotente, e quanto questo non possa non inficiare la tenuta dell’album, che purtroppo, oltre ad avere i momenti interessanti (non clamorosi, non straordinari) succitati, finisce per scorrere in modo sì piacevole ma mai davvero impattante. Addirittura, verso il finale si inizia a percepire una certa stanchezza e ricorsività compositiva (una “Bullet Proof” troppo ‘di mestiere’ o una “Shattered” impalpabile). Lavori come questo – di buona fattura, dall’insindacabile qualità, ma senza un frangente realmente di rilievo – molto difficilmente possono permanere nella mente dell’ascoltatore. “II” è un album destinato a esistere come dignitosissimo momento musicale nel compendio delle carriere dei musicisti che vi hanno partecipato, ma molto difficilmente si radicherà nella memoria collettiva degli amanti del genere, nonostante la statura e l’ideazione di una personalità Zak Stevens. A ogni modo, se si è amanti di certe sonorità, si tratta di un ascolto obbligato, perché un disco dove si può respirare una certa aria di heavy metal ‘di classe’, sebbene senza colpi di genio di sorta.