7.5
- Band: ARCHSPIRE
- Durata: 00:31:35
- Disponibile dal: 29/10/2021
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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Accusare gli Archspire di parossismo significherebbe non aver compreso lo spirito alla base del progetto canadese, il cui desiderio di portare al punto di collasso la tecnica strumentale, convogliandola però in brani ancora legati alla ferocia e all’impatto della tradizione death metal, è stato sbandierato agli occhi del pubblico e della critica fin dai tempi dell’esordio “All Shall Align”. Un viaggio simile a quello di certi jet supersonici, lanciati chirurgicamente verso nuovi obiettivi da incenerire e radere al suolo, che trova in “Bleed the Future” una riconferma delle proprie capacità distruttive, oltre che qualche timidissimo segnale di ‘evoluzione’ del tutto auspicabile dopo un decennio di carriera. I Nostri non si sono insomma snaturati, e si presentano ai nastri di partenza con il consueto intento di afferrare il techno-death degli anni Duemila (Necrophagist, Origin, Spawn of Possession, ecc.), fonderlo alla schizofrenia dei cari vecchi Cryptopsy e gettare l’amalgama ottenuto in un acceleratore di particelle che vede ogni aspetto della proposta estremizzato al punto da risultare impensabile per l’ascoltatore di turno, il quale non potrà fare a meno di chiedersi da dove saltino fuori certe partiture aliene.
Detto così, il tutto potrebbe apparire un esercizio onanistico e fine a sé stesso; uno sfoggio di atletismo che – com’è già accaduto in passato per realtà come i Rings of Saturn – lascia il tempo che trova in termini di puro coinvolgimento, eppure, ancora una volta, il quintetto di Vancouver è riuscito a trovare il bandolo della matassa necessario a non scadere nel ridicolo e nel kitsch, giustificando gli sforzi profusi in questi anni dalla Season of Mist per affermarne il nome. Partendo dalla produzione limpida e organica del ‘solito’ Dave Otero (Akhlys, Cattle Decapitation, Wake), la tracklist si dipana in modo ultraviolento e spasmodico per una mezz’ora quasi esatta di musica, frammentandosi in una serie di break e cambi di tempo da mandibole a terra salvo poi ricomporsi in strutture bene o male sempre fedeli alla classica forma canzone, e che oggi evidenziano una ricerca epico-melodica più pronunciata rispetto al passato, utile a rimarcare l’euforia di certi passaggi. Un’accortezza minima ma gradita in quello che è un vero e proprio tritatutto, con l’ormai inconfondibile approccio vocale di Olivier Rae Aleron – sorta di Slim Shady prestato alla causa death metal – a seminare il panico e a spostare i limiti umani del growling in un fuoco incrociato di versi violentissimi e serratissimi, a cui risulta difficile sottrarsi una volta calati nel mood ‘sborone’ della proposta.
Insomma, nonostante cominci a farsi strada l’impressione che, di tanto in tanto, gli Archspire dovrebbero rallentare o quantomeno dare più respiro alla loro musica, “Bleed the Future” può essere tranquillamente visto come l’ennesimo centro di una carriera fin qui solida e in ascesa, al cui interno la tecnica funambolica diventa strumento per uccidere.