8.5
- Band: ARCTURUS
- Durata: 00:47:47
- Disponibile dal: 08/05/2015
- Etichetta:
- Prophecy Productions
- Distributore: Audioglobe
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Entrati nell’Interstellar nel 2005, gli Arcturus ne escono nel 2015 portando sul pianeta Terra una nuova stella di nome “Arcturian”. Dieci anni sono passati da “Sideshow Symphonies” e in questo periodo tutto poteva essere successo in casa dei norvegesi. Li avevamo lasciati con le loro atmosfere eteree, percorsi avantgarde che esulavano dai sentieri metal dei loro esordi – mai strettamente metal, per carità. Li ritroviamo su questo “Arcturian” (gli alieni della quarta dimensione stando al profeta Edgar Cayce) pieni di idee e contaminazioni, e sempre eccelsi nel generare il loro Big Bang musicale dallo scontro di più universi differenti fra loro. Il risultato è il solito capolavoro a firma norvegese: sfuriate black metal con il ritorno di screaming vocals, pattern elettronici, tastiere che possono accompagnare, addolcire o prendersi la scena imperiosamente durante i blast-beat di Hellhammer e altro ancora. Il manifesto degli Arcturus 2015 è “The Arcturian Sign”, un crogiolo di atmosfere e passaggi diversi che incorpora le sfuriate del black metal anni ’90 – quello ben prodotto – con la psichedelia del riffing, con Hellhammer sempre vorticoso e volutamente imprevedibile con i suoi pattern e gli arrangiamenti dal sapore mediorientale. Alla voce c’è poi sempre ICS Vortex, l’eccellenza norvegese in tema di clean vocals. La produzione del disco invece non è eccezionale. Intendiamoci: si sente tutto bene, ma forse sono mancati investimenti “pesanti” in tal senso. Detto della superlativa canzone che apre l’album, la scaletta prosegue con brani dal forte sapore metal come “Angst”: sfuriate che riportano indietro nel tempo e dove Sverd prende la scena quasi sempre, fra serrati riff di chitarra e accompagnamento (mica tanto) di tastiera. I nostalgici di Hellhammer su tempi ultraveloci avranno di che gioire ascoltando questo pezzo, che è forse la canzone più violenta di sempre degli Arcturus. Meritano tuttavia grande attenzione anche brani più sperimentali come “Warp”, dove contemporaneamente potrete ascoltare ricchi arrangiamenti di chitarra e tastiera, mentre la batteria si produce in strani e inusuali percorsi; il tutto dominato da un ICS Vortex qui alle prese con vocalizzi a tratti isterici. L’uso imperioso della tastiera, alternato a passaggi più attenuati in assenza di chitarra, per lasciare la scena alla narrazione vocale, caratterizzano “Game Over”, composizione dal sapore poetico e drammatico. C’è poi la strana “Demon”, tutta elettronica e beat, con intricate melodie di tastiere e voce, mentre “Pale” è ariosa e presenta un finale diabolicamente sinistro a livello di suoni, con il cantato che assomiglia a un latrato, tale è la sofferenza trasmessa. Al gran finale ci si arriva dopo essersi rilassati, ed estasiati, sulle note di “The Journey”, quattro minuti strumentali di sussurri, arpeggi, note acustiche e suadenti melodie. Ed è un finale evocativo, che con “Archer” rallenta i ritmi e scandisce le note lungamente, mentre con “Bane” contrappone uno straordinario e allegro motivetto ad un ritmo vivace dominato dalla voce di ICS Vortex. Un episodio che ci lascia con atmosfere dal sapore epico, per un cambio repentino di emozioni che sta in piedi solo perché sono gli Arcturus a farlo. La visione musicale progressive e futuristica degli Arcturus, una band che può osare senza paura, rendono “Arcturian” un’opera magna, ricca di contenuti da scoprire ascolto dopo ascolto. Il ritorno sulle scene dei musicisti dai costumi più strani che la Norvegia abbia mai messo sui palchi è roboante e assolutamente imperdibile.