8.5
- Band: ARCTURUS
- Durata: 00:50:36
- Disponibile dal: 19/09/2005
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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Spesso è fin troppo facile trovare le parole per descrivere la musica che ascoltiamo. Di solito succede quando ci troviamo di fronte a lavori schematici, ben fatti, magari, ma legati in maniera inscindibile ai canoni di un genere. Oppure può accadere davanti al lavoro di un gruppo derivativo, la cui proposta è semplicemente un cocktail più o meno riuscito di altre band. A volte, invece, quando la Musica ritorna ad essere vera Arte, è quasi impossibile trovare le parole adatte per descrivere qualcosa che, per sua natura, è ineffabile. Gli Arcturus sono entrati da tempo in questa dimensione, creando nei loro album delle vere opere d’arte, capaci di smuovere gli animi in una gamma infinita di sensazioni. Il povero recensore, che si è addossato l’onere di descrivere tale bizzarro universo, si trova davvero in difficoltà in questi casi e, solitamente, non può fare altro che cercare di evocare delle immagini che possano far capire il più possibile ciò di cui si sta parlando. Ancora una volta sono gli stessi Arcturus a suggerire una chiave di lettura del loro lavoro: i sei musicisti, infatti, si presentano come una bizzarra ciurma di cosmonauti, agghindati come dei pirati vichinghi, sospesi in un universo dove passato e futuro si mescolano. “Sideshow Symphonies” diventa, dunque, un lungo viaggio: scegliete voi se alla deriva nello spazio interstellare, oppure a bordo di una nave nel gelido mare del nord, durante la notte artica. Le sensazioni sono comunque quelle: il freddo, il cielo stellato, il silenzio, la solitudine e un pizzico di follia. E la musica? Gli Arcturus riescono ancora una volta a creare qualcosa di unico e nuovo, che però segue coerentemente il percorso tracciato dalla band: quasi un riassunto dei precedenti lavori che, allo stesso tempo, non si ripete mai. In “Sideshow Symphonies” ritroverete accenni alla grandeur sinfonica del primo full-length, la teatralità folle e grottesca che rese unica “La Masquerade Infernale”, le atmosfere cosmiche di “The Sham Mirrors” e, in più, una strana e particolare fluidità, che rende il tutto più lineare e allo stesso tempo più difficile.
Un’altra delle particolarità di quest’album è senza dubbio la voce di Simen Hestnæs, volto noto nell’universo Arcturus grazie alla sua partecipazione alle registrazioni de “La Masquerade Infernale”. Certo, sostituire un personaggio come Garm sarebbe stata un’impresa non da poco per chiunque, soprattutto perché il timbro teatrale del leader degli Ulver è sempre stato uno dei marchi di fabbrica della band norvegese. Eppure Simen, con la sua forte personalità e la sua voce unica, riesce a lasciare il segno, diventando non un semplice esecutore, bensì un vero e proprio protagonista. Da subito, infatti, il suo contributo è stato sostanzioso, con le sue linee vocali personalissime e i suoi testi visionari. Difficile estrapolare i singoli brani di “Sideshow Symphonies”: le musiche si susseguono con estrema fluidità, racchiudendo una varietà di stili e rifiniture, come pennellate di suoni che attraversano stati d’animo di ogni tipo. Vi ritroverete catturati dalla suadente voce di Simen e dai suoni sintetici di Sverd in “Hibernation Sickness Complete”; fluttuerete nell’intermezzo onirico di “Shipwrecked Frontier Pioneer”, in cui fa capolino la meravigliosa voce di Silje Wergeland; e la sinistra “Deamon Painter” vi affascinerà con il suo evolversi progressivo. Si continua così, per tutta la durata del CD, sballottati dalle correnti gravitazionali attraverso universi sempre nuovi, fino a raggiungere le malinconiche “Reflections” e “Hufsa”, passando per la folle “Evacuation Code Deciphered”, uno dei capolavori dell’album, dove si fa più pesante l’ombra de “La Masquerade Infernale” e, in particolare, della splendida “The Chaos Path”. L’esecuzione, infine, è sempre perfetta ed equilibrata, con le chitarre di Tore Moren e di Knut Valle ad intrecciarsi con le tastiere di Sverd, mentre Hallhammer dimostra, se mai ce ne fosse ancora bisogno, di non essere un semplice picchiatore, ma di essere capace di accarezzare la batteria, quando è necessario, con un gusto invidiabile. Ancora una volta, dunque, gli Arcturus ce l’hanno fatta, dando vita all’ennesimo grande lavoro che, pur non arrivando alla perfezione dei due album precedenti, dimostra lo stato di grazia di una band capace ogni volta di rinnovarsi, restando comunque su livelli eccelsi.