9.0
- Band: ARCTURUS
- Durata: 00:43:18
- Disponibile dal: 22/04/2002
- Etichetta:
- Ad Astra Enterprises
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Dopo lo sconvolgente “La Masquerade Infernale” si erano un po’ perse le tracce dei maestri mascherati, ma dopo cinque lunghi anni eccoli ricomparire con un nuovo e altrettando inquietante tassello della loro discografia. Se già “Aspera Hiems Symfonia” lasciava intuire le potenzialità della formazione esplose nel successivo “La Masquerade Infernale”, il nuovo episodio di casa Arcturus non vuole abbandonare la voglia di sperimentare e la volontà di non porre limiti alla propria creatività. Se “La Masquerade Infernale” poteva essere ipoteticamente ambientato in teatro vista la quantità di parti recitate, questo nuovo parto di casa Arcturus può tranquillamente essere collocato in qualche pianeta disperso nell’iperspazio: viene lasciata temporaneamente da parte la vena recitativa che aveva influenzato il precedente lavoro in favore di una maggiore quantità di synth e parti pianistiche e – prendetela con le pinze – una maggiore immediatezza dei brani senza abbandonare la follia che da sempre pervade le composizioni del combo norvegese. Nulla sembra essere lasciato al caso in questo “The Sham Mirrors”: le indiscutibili qualità vocali ed interpretative di Garm rappresentano ancora una volta un elemento al servizio dei pezzi e la varietà vocale rintracciabile nel lavoro risulta sempre ben allineata alle atmosfere e all’umore dei brani. E’ indiscutibile che gli Arcturus siano la valvola di sfogo perfetta per un batterista come Hellhammer, che senza restrizioni musicali riesce ad esprimere il proprio estro ed abilità come dimostrano la varietà di pattern utilizzati e la capacità di risultare uno schiacciasassi nelle parti più dirette e veloci. Il vero ruolo di primadonna spetta a Steinar Johnsen, protagonista di una prova magistrale che spazia dalle fredde atmosfere apocalittiche ed elettroniche di “Nightmare Heaven” per arrivare alle calde e toccanti intepretazioni pianistiche contenute in “Star Crossed” o nella conclusiva “For To End Yet Again”. Gli oltre quaranta minuti di durata del lavoro spaziano senza intoppi dallo sperimentalismo più puro di tracce come “Nightmare heaven” alla varietà compositiva di tracce come l’apripista “Kinetic” o ai ritmi più veloci e volutamente più diretti – ma non per questo banali – di “Collapse Heneration” e “Radical Cut”, che vede come ospite d’eccezione Ihsahn degli Emperor. Come era logico prevedere “The Sham Mirrors” non è un album immediato, e occorre del tempo per metabolizzarlo e comprenderne appieno tutte le sfumature e tocchi di classe disseminati qua e là nella tracklist: elementi che probabilmente disincentiveranno la fruizione di buona parte del pubblico metal ma che dall’altra faranno la felicità di chi è alla ricerca di qualcosa di innovativo e realmente unico. Gli Arcturus ancora una volta hanno dimostrato di essere una band senza eguali e degna portabandiera del vero progressive, quello votato alla sperimentazione e varietà, non ai tecnicismi fini a loro stessi. I maestri mascherati sono tornati: fear the return!