7.0
- Band: ARKAIK
- Durata: 00:53:37
- Disponibile dal: 30/10/2015
- Etichetta:
- Unique Leader
- Distributore: Audioglobe
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Gli americani Arkaik alla fine sono divenuti un punto fisso tra i gruppi technical death metal, per qualcuno addirittura un riferimento, questo perché il combo californiano è sempre riuscito a dare alle stampe dei lavori professionali e ben congegnati. Questo aspetto, insieme al fatto che hanno sempre avuto il piede ben piantato sull’acceleratore, ha fatto sì che rimanessero fedeli alla loro causa e senza fare quel passo che molti gruppi dello stesso genere hanno fatto o stanno facendo con risultati più o meno riusciti (vedere The Faceless o Gorod, ad esempio). Quindi è giusto riconoscere agli Arkaik ciò che è loro, e accogliere questo “Lucid Dawn”, quinta fatica in studio, ancora una volta uscita sotto Unique Leader, senza aspettarci grossi cambiamenti. Diciamo che il sound degli Arkaik è divenuto col passare degli anni ancor più cervellotico e sicuramente meno immediato rispetto a un capitolo come “Reflections With Dissonance”, un suono un po’ più freddo e controllato se vogliamo, spogliato dal groove e da un approccio più in-your-face degli esordi, in favore di un muro impenetrabile di suono, talvolta arzigogolato ed elaborato, talvolta più roccioso, quasi ‘Morbidangeliano’ (era “Domination”, per intenderci). In “Lucid Dawn” troviamo tanta, tantissima tecnica sopraffina, una produzione ineccepibile, ad opera del maestro Devin Townsend, qualche orchestrazione qua e là, che oggi piace molto (chi ha detto Fallujah?) e, insomma, un lavoro che sulla carta è al limite dell’inattaccabile e che sicuramente troverà moltissimi riscontri positivi tra gli amanti del genere. Detto delle considerazioni praticamente oggettive, chi scrive, nonostante i numerosi e ripetuti ascolti, ha trovato “Lucid Dawn” un disco che alla fine fatica a decollare, non siamo riusciti a trovare in primo luogo lo spunto che faccia riconoscere inequivocabilmente lo stile della band, e inoltre il vero e proprio pezzo memorabile, un colpo di genio che ci consacri definitivamente il gruppo e che innalzi questo disco su un livello superiore. Chiudiamo con una supposizione: forse il fatto che gli unici membri originari superstiti siano soltanto due, il cantante Jared Christianson e il bassista Ivan Munguia, non ha aiutato nella stesura dei pezzi che, in buona sostanza, sembrano un po’ scritti col pilota automatico da parte di chi (Ivan?) milita anche in gruppi esperti e professionali come Deeds Of Flesh, Brain Drill, Insanity e via dicendo.