6.5
- Band: ARKAIK
- Durata: 00:53:44
- Disponibile dal: 09/10/2012
- Etichetta:
- Unique Leader
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Gli Arkaik, al terzo album, sono californiani e – come sospettabile da provenienza geografica, artwork e logo – fanno parte di quella schiera di giovani gruppi death metal che prediligono un approccio tecnico e, in senso lato, progressivo: propongono infatti soluzioni mutuate da generi esterni e integrate (sensatamente, ad onor del vero) all’interno del tessuto sonoro di loro interesse: ascoltate “The Omnipus”, che di fatto è una suite, e il concetto vi sarà più chiaro. A questo punto sapete già cosa aspettarvi, ovvero tanta tecnica, suoni affilati e trame complesse, più che complicate, come si conviene al genere: è chiaramente desumibile un approccio cerebrale, con la conseguenza che cattiveria e aggressività vengono sfogate per mezzo di vessazioni psicologiche, piuttosto che in maniere più fisiche. Il bagaglio di riff è vario ed ampio: si passa da tesissime sventagliate a mo’ di mitragliatrice, molto anni Novanta, a riffoni densi e cupi, passando per molto di quello che sta in mezzo. La sensazione è quella di una band preparata anche dal punto di vista compositivo, tanto che non c’è una canzone che potrete effettivamente reputare scritta male o sbilanciata in qualche aspetto, tuttavia manca quella scintilla che può farli preferire rispetto a mille della stessa schiatta; tutto dà l’impressione di essere troppo “regolare”, trattandosi di death metal. E’ probabile che si debba proseguire il processo di maturazione personale, affinché possano reggere meglio il confronto con compagini oggi più “forti” come i The Faceless, ma rimane un dato di fatto che canzoni come “Soliloquies Of The War Machine” e “Blade Grasp Priesthood” possono per voi essere più che una diversione. Altro pregevole aspetto di questo disco risiede nell’uso discreto e azzeccato di alcuni espedienti melodici come particolari declinazioni metriche adottate dal cantante, oppure soli fluidi e articolati a smorzare la tensione, quando essa prelude le soglie del tedio. In definitiva “Metamorphignition” è un disco in cui troverete di tutto un po’ e questa è fondamentalmente la sua forza, l’aspetto che ve lo farà ascoltare tutto per vedere dove si andrà a finire; diciamo allora che dalla prossima pubblicazione ci aspettiamo di sentirli “cresciuti”, se non più personali, e magari un poco meno prolissi, mentre della modalità espressiva siamo già convinti.