ARKAN – Salam

Pubblicato il 05/05/2011 da
voto
7.0
  • Band: ARKAN
  • Durata: 00:43:58
  • Disponibile dal: 18/04/2011
  • Etichetta:
  • Season Of Mist
  • Distributore: Audioglobe

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Ammettiamo di esserci un po’ dimenticati degli Arkan, in questi tre anni che ci hanno separato dal debutto “Hilal”, sempre su Season Of Mist, fino ad arrivare a questo secondo disco intitolato “Salam” (‘Pace’). Ebbene, è davvero un piacere ritrovarsi all’ascolto di una band valida come quella franco-maghrebina, che in passato si era evidentemente già proposta come serissima alternativa agli ormai osannati Orphaned Land, attraverso la simile commistione di death metal, progressive metal e folk di stampo arabico, in questo caso però, come già accennato, proveniente dalle regioni del Marocco, dell’Algeria e della Tunisia. Il batterista/percussionista Foued Moukid, già attivo con i The Old Dead Tree e leader degli Arkan, ha pensato bene di introdurre in pianta stabile in formazione una vocalist femminile, Sarah Layssac – abbastanza somigliante alla nostra Manuela Arcuri, fra l’altro! – davvero bravissima a dare il suo morbido e soave contributo in termini di fruibilità e dolcezza delle partiture, in effetti un po’ ammansitesi rispetto al precedente disco. E diciamo la verità: ci aspettavamo dagli Arkan un capolavoro, in quanto crediamo sia nelle loro possibilità comporlo, invece hanno scelto di essere una via di mezzo tra i vecchi Arkan e gli Orphaned Land, senza approfondire né l’arcana atmosfera di “Hilal”, né il raffinatissimo progressive degli israeliani. Non basta neanche la special guest di Kobi Farhi nel pezzo “Deus Vult” per farci gridare al miracolo, dato che forse la sola opener “Origins” ci esalta realmente, assieme al breve ma intenso folk metal di “Sweet Opium”. Il resto di “Salam” si riduce a tracce abbastanza insipide e difficili da farsi entrare in testa, sebbene ci si trovi di fronte a strutture che comunque si dimostrano mature e piacevoli. E poi c’è un netto cambio di rotta fra prima e seconda parte di disco che ne slega un po’ i contenuti: fino a “Beyond Sacred Rules”, infatti, si procede attraverso pezzi apprezzabili di media lunghezza; con “Common Ground”, invece, inizia un’alternanza tra intermezzi acustici e episodi di più breve durata che presenta poco nesso logico nell’ottica d’insieme di “Salam”. Comunque sia e a prescindere da queste sottigliezze, quello che più importa è che gli Arkan non riescono a scrollarsi di dosso l’alone di incompiutezza che si portano dietro. Ancora a metà strada tra cloni degli Orphaned Land e creatura indipendente, li attenderemo in futuro per sentire se riusciranno finalmente a far decollare la loro ambiziosa musica. Piccola delusione.

TRACKLIST

  1. Origins
  2. Inner Slaves
  3. Deus Vult
  4. Blind Devotion
  5. Jerusalem – Sufferpolis
  6. Beyond Sacred Rules
  7. Common Ground
  8. Sweet Opium
  9. Salam
  10. Call From Within
  11. Lightened Heart
  12. The Eight Doors Of Jannah
  13. Amaloun Jadid I I
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