7.5
- Band: ARKONA
- Durata: 01:00:31
- Disponibile dal: 16/06/2023
- Etichetta:
- Napalm Records
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Ben cinque anni separano il nuovo “Kob’” dalla pubblicazione dell’ottimo “Khram”, un disco difficile e parecchio più scuro dei suoi predecessori. Nel mezzo una pandemia e le relative restrizioni – che hanno colpito ancor più duramente i cittadini russi negli spostamenti verso l’Occidente – e una guerra in corso, vissuta stando dalla parte ‘sbagliata’ del fronte. Non stupisce quindi che il mood delle nuove composizioni sia nerissimo, in continuità con il lavoro precedente – che già lasciava poco spazio alla componente folk del suono, da sempre parte fondamentale del trademark degli Arkona. E ancor di più in questo lavoro, flauti, armonica e melodie tradizionali vengono messi da parte in favore di atmosfere estremamente cupe e dure. Mancano brani come “Yarilo” e “Stenka Na Stenku”, le ‘hit’ più immediate e danzerecce della lunga carriera dei musicisti moscoviti, che – lo diciamo a scanso di equivoci – hanno saputo interpretare magistralmente anche quel tipo di metal (impresa non semplice); e manca l’epicità squisitamente slava dei primi dischi, quella che ha permesso loro di farsi riconoscere tra le tante pagan metal band che prosperavano sul mercato discografico dello scorso decennio.
Attenzione, gli Arkona – per come li conosciamo – non sono scomparsi: lo stile compositivo è ancora una volta complesso e articolato, dalle tinte progressive, i testi sono rigorosamente in russo e la cifra vocale di Masha è sempre quella – estremamente versatile – al quale la formidabile cantante ci ha abituato. La complessità della scrittura e la lunghezza delle composizioni fanno sì che “Kob’” sia un disco sì duro, ma non per questo tirato o prettamente in-your-face; piuttosto siamo davanti ad un lavoro nel quale la componente ‘d’atmosfera’ è molto importante, e infatti synth e tastiere sono un complemento decisamente fondamentale alla struttura pagan-black metal dei brani. Le definizioni in questo caso vanno però usate con un po’ di elasticità e cautela, perché non è mai stato facile incasellare il sound degli Arkona e – per fortuna – questo dato rimane sempre attuale.
Allo stesso modo, non è semplicissimo giudicare questo album in termini definitivi, ma ci proviamo lo stesso: il nuovo nato è un bel disco, interessante, complicato e non semplice da penetrare e fare proprio, a causa di tutti gli elementi che abbiamo descritto. Non sarebbe un problema, se non fosse che – anche dopo svariati ascolti – si ha l’impressione che a volte la complessità sia eccessiva e un po’ fine a sé stessa, e che le tracce avrebbero tratto giovamento da una scrittura più asciutta e a fuoco. L’intro “Izrechenie. Nachalo” detta da subito – con il suo mix di ambient ‘rituale’ e voci filtrate – il mood dell’intero disco e sfocia direttamente nella title-track, uno dei singoli apripista e certamente il brano più bello, nel quale l’ottimo riff portante ha come contraltare delle tastiere scarne e spettrali che rimandano al capolavoro norvegese “Filosofem”; qui tutti gli elementi si amalgamano perfettamente e il risultato è elegante ed appassionante. Nelle tracce successive tornano gli inserimenti ambient con voci campionate, una sorta di filo rosso che lega l’intero lavoro quasi come un concept album e che però non ci convince totalmente. Masha sussurra in modo inquietante, stregonesco: è un racconto oscuro, questo “Kob’”, nel quale spicca la cadenzata “Na Zakate Bagrovogo Solntsa”, che recupera l’epicità di stampo orientale da sempre trademark della band. Molto bene anche la dura “Mor”, l’altra canzone scelta come anticipazione del disco. Il resto dell’album si assesta su livelli più che buoni – se comparati alla media delle uscite del settore – ma, rispetto alla ricca discografia della band, ci sentiamo di considerare “Kob’” un mezzo gradino sotto all’eccellenza usuale. Probabilmente il drastico taglio alle sonorità folk ha tolto un po’ di anima a questo disco. Resta un ascolto obbligatorio per i tanti fan e sicuramente consigliato ai curiosi e a chi ha familiarità con il black atmosferico e melodico, mentre chi ha perso di vista la band da molto tempo farebbe meglio a recuperare prima altri lavori.