6.5
- Band: ARSEA
- Durata: 00:59:08
- Disponibile dal: 29/07/22
- Etichetta:
- Revalve Records
Spotify:
Apple Music:
Un nome che non è nuovo a chi segue il panorama italiano è quello degli Arsea, che da quasi venti anni calcano palchi in giro per il nostro paese e per l’Europa e hanno dalla loro la maturità delle band navigate. Questo “Order Of Mantis” esce dopo otto anni dal predecessore “A New Dawn” e vede un gruppo ben coeso, grazie alla stabilità seguita ai vari cambi di formazione, e la cura nella produzione grazie ai tre anni di stesure tracce, prove e registrazioni. Ad un primo ascolto si presenta come un’opera dalle forte tinte progressive ma con strutture ben più rivolte all’heavy e le dieci tracce mescolano molte sfumature dei generi appena citati. Passaggi solo strumentali come nell’iniziale “Prologue”, apertura su un mondo cupo e con sirene in sottofondo, e nell’eterea “In Loving Memory” fanno da contrasto ai momenti più marziali e pestati come “Eternal Embrace” e “How It Happened”, con la batteria di Riccardo Curti a tutta e gli intrecci di chitarra che ricordano molto i Nevermore di “This Godless Endeavor”, grazie alla collaborazione tra i due chitarristi Enrico Fucci e Alessio Di Clementi. Non mancano i pezzi più tendenti al power come “Nothing To Lose” con la tastiera di Ivan Fusco in apertura, capace di risultare ancora più orecchiabile nelle linee melodiche. Ma gli Arsea danno il meglio negli sviluppi più elaborati di canzoni quali la titletrack “Order Of Mantis”, in “Lullaby” e in “All That Remains”, sicuramente i punti più alti raggiunti da questa nuova uscita dei musicisti nostrani grazie a continui cambi di ritmo, aiutati anche dal basso di Giorgio Piermattei che ben cadenza e sottolinea le varie sfumature presenti in alcune delle tracce, lunghe anche più di sei minuti. Se in ognuna di queste canzoni abbiamo trovato dietro al microfono Matteo Peluffo, alla fine di questo “Order Of Mantis”, a fare da ospite in “Unfair”, uscito quasi un anno fa,, ascoltiamo la voce di Tom S. Englund degli Evergrey e questa presenza porta ad associare i suoni di questo pezzo, come anche del resto del disco, a quelli di “The Atlantic”, uno degli ultimi lavori proprio degli svedesi. Anche se non ci si trova davanti a brani che restano incollati addosso particolarmente in fretta, questo “Order Of Mantis” è un buon ascolto per chi cerca nel progressive quelle sferzate heavy e thrash tipiche dei paesi nordici e del panorama statunitense.