6.5
- Band: ARSEBREED
- Durata: 00:29:57
- Disponibile dal: 13/10/2020
- Etichetta:
- Brutal Mind
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Periodo di vacche grasse per i nostalgici della scena (brutal) death metal olandese di inizio anni Duemila. Dopo l’insperato comeback dei Disavowed, infatti, ecco che dai campi di tulipani della nazione orange riemergono anche gli Arsebreed, protagonisti insieme ai suddetti colleghi, ai Brutus, ai Prostitute Disfigurement, ai Pyaemia e ai Severe Torture di una serie di pubblicazioni che per un certo periodo di tempo riuscirono a competere con lo strapotere americano di quello che viene universalmente riconosciuto come il filone oppressivo e gutturale per eccellenza. Novità rispetto all’abominevole esordio “Munching the Rotten”? Ovviamente nessuna. Se escludiamo un artwork vagamente ‘sobrio’ e dei titoli che non suonano più come delle estremizzazioni/parodie di quelli dei Cannibal Corpse dell’era Barnes, “Butoh” ci riconsegna la stessa formazione che avevamo imparato a conoscere (e apprezzare) nel 2005, del tutto stregata dalle convulsioni inaugurate da un “Effigy of the Forgotten” e approfondite a livello più o meno underground da opere come “Trading Pieces” e “Masticate to Dominate”.
Riffing arzigogolato e compresso, ritmiche spesso lanciate a velocità parossistiche, stop’n’go continui, linee vocali distribuite fra growl inintelligibili e scream invasati… i diktat del sottogenere vengono rispettati scrupolosamente e interpretati con la disinvoltura di chi ‘vive’ appieno la musica che sta suonando, per una mezz’ora di carneficina che ha l’indubbio pregio di riportarci a quell’epoca senza apparire anacronistica o di scorrere in modo farraginoso a causa del lungo stop. Certo, oggi come allora Daniel van der Broek e compagni non possono essere considerati dei leader del settore, e il confronto con una realtà ben più personale e ambiziosa come i Decaying Purity rischia di essere impietoso, ciononostante non si può dire che quanto offerto dalla tracklist sia approssimativo o privo di brio, complici episodi molto fluidi come “Manifest”, “Disintegration” e “Recomposed”. Un disco da fan per altri fan, nel senso buono del termine.