8.0
- Band: ARSGOATIA
- Durata: 00:31:55
- Disponibile dal: 02/02/2023
- Etichetta:
- Ván Records
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Qualcosa, nei rituali di purificazione degli Our Survival Depends On Us, dev’essere andato molto storto. Non si spiega altrimenti la scelta di Barth (basso, voce) e Thom (chitarra, voce) di porre fine alle attività dei post/doom metaller austriaci e di ripartire da zero con un progetto come quello in questione, il cui materializzarsi sulle scene sembra essere la diretta conseguenza delle invocazioni luciferine compiute durante un sabba fra i boschi.
Una band esordiente soltanto sulla carta, quindi, in grado di ottenere uno slot in un festival come il Party.San prima ancora che questo “Hiding Amongst Humans” venisse rilasciato dalla Vàn Records, e la cui capacità di cimentarsi nella materia black metal appare semplicemente fuori discussione, facendone subito accostare il monicker a quello di celebrate formazioni underground come Ascension, Fides Inversa o Krater. Un suono carnale, dannato, eppure sensibilissimo al concetto di melodia, il cui primo pregio è quello di muoversi libero fra vecchia e nuova scuola senza nessuna fisima sul modo di evolversi e strutturarsi all’interno dei brani, trasformando la libertà espressiva in una fede seconda solo a quella nutrita dal quartetto per il Diavolo.
Racchiuso dalla solita, eccellente produzione di V. Santura (Bølzer, Obscura, Thy Darkened Shade), il disco ci racconta di un gruppo che ha evidentemente seguito da vicino gli sviluppi della scena di Trondheim – già nota agli adepti della Nera Fiamma per la sua attualizzazione di stilemi classicissimi – e che una volta interiorizzati questi ultimi ne ha poi sfruttato le caratteristiche per dipingere un quadro dai colori più accesi e mutevoli, il quale non può peraltro prescindere dall’esperienza maturata dai due membri fondatori nei suddetti Our Survival Depends on Us. Qui, dal punto di vista stilistico, non potremmo essere più distanti dal contenuto di opere come “Scouts on the Borderline Between the Physical and Spiritual World” e “Melting the Ice in the Hearts of Men”, tuttavia è evidente come la propensione a cesellare e stratificare le trame, il gusto per le melodie epiche e intossicanti, l’evocazione di atmosfere antiche, a tratti sciamaniche, siano presenti in abbondanza, facendo della (breve) tracklist un viaggio sempre dinamico e appassionante, ardente di un’emotività quasi palpabile.
Concetti che tornano già a partire dall’opener “Tongues Orifice Fire” e dal suo incedere dapprima raw e brutale, poi enfatico e declamatorio (complice un cantato che abbandona lo screaming in favore di un simil-pulito molto passionale), e che vengono espansi ulteriormente nei capitoli successivi, fra rintocchi dolenti e apocalittici su basi ritmiche più controllate (“When Heresy Repeats Itself”), rasoiate soltanto all’apparenza ignoranti e pronte a svelare un pathos trascinante (“Slay Burn Immolate”) e digressioni dal sapore inaspettatamente cinematografico (“Tyrant of All Men”), nelle quali l’effetto viaggiante dei synth fa volare mente e corpo nel cielo di una notte senza stelle.
In poco più di trenta minuti di musica, gli ArsGoatia riescono quindi a dimostrarsi autorevoli sia per quanto concerne la costruzione atmosferica, sia per quanto riguarda l’impiego di formule più aggressive, dosando sapientemente pieni e vuoti, tradizione e modernità, in un flusso diabolico da cui risulta veramente difficile sottrarsi. Un esordio notevole sotto tutti i punti di vista, oltre che un grande attestato di ingegno e creatività riconducibile alla scuola black metal.