5.5
- Band: ART OF SILENCE
- Durata: 00:37:12
- Disponibile dal: //2006
Demo d’esordio per gli Art Of Silence, sestetto italiano dall’età media piuttosto bassa, almeno a giudicare dalle foto presenti sul booklet. Proprio la giovane età può essere la causa della scarsa maturità dimostrata dai ragazzi, che dispongono di idee sicuramente interessanti ma non sviluppate particolarmente bene. La musica dei nostri consiste in una sorta di thrash metal molto ammorbidito dalle tastiere di Tuono, unito a spunti gothic black che in qualche modo danno maggiore profondità alle tracce. Peraltro, come spesso accade in questi casi, per la voglia di mettere più carne al fuoco possibile, la band tende ad allungare la durata delle composizioni e a volte si perde in facezie decisamente evitabili. Dopo un’intro di buona fattura ci troviamo dinanzi a “Rage For An Angel”, traccia discreta che mette in evidenza la chitarre di Deimos e Orphen, autori di una buona prova, a differenza, spiace dirlo, del singer Hurricane Master che spesso e volentieri si spinge oltre quello che le sue ottave gli consentono. “Illusion” si rivela una buona traccia, che alterna passaggi atmosferici ad altri più tirati, ricordando a tratti i Rotting Christ meno maledetti. Il cantante qui si riscatta parzialmente, nel senso che dispone di un ottimo screaming mentre è piuttosto carente sul cantato pulito, nonostante un discreto spettro vocale. A farla comunque da padrone in tutto il demo sono le tastiere di Tuono, che non si limitano a creare atmosfera, ma sono un vero e proprio strumento solista, al pari delle chitarre. La produzione tende anzi a metterle più in primo piano rispetto alle sei corde. “Under A Dreaming Night Sky” si basa su un riffing e una struttura debitrice in parti uguali all’heavy anglosassone di due decadi fa e di orchestrazioni che rimandano ai Therion, risultando la traccia più complessa e meglio riuscita dell’intero lavoro. La successiva “The Path Of My Soul”, dopo una lungo intro rhapsodiana si trasforma in una suite estrema che muta forma di continuo ma che spesso va a perdersi in un riffing sempre uguale a se stesso. C’è spazio anche per una semi ballad, “Raise Your Spirit”, dove si segnala l’ottimo lavoro di Tuono al pianoforte e poi spazio allo sfogo finale, che consiste in un assolo di piano davvero azzeccato, anche se decisamente fuori contesto. Insomma, il sestetto dimostra che le buone idee ci sono e che ci sono ampi margini di miglioramento, soprattutto a livello vocale. Tocca a loro adesso darci dentro e impegnarsi per correggere le pecche che, ad oggi, sono purtroppo numerose. Rimandati, ma promettenti.