6.5
- Band: ARTHEMIS
- Durata: 00:44:00
- Disponibile dal: 07/06/2010
- Etichetta:
- Crash & Burn
- Distributore: Masterpiece
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Gli Arthemis da anni sono tra quelle poche band in ambito heavy tricolore che, grazie ad un songwriting sempre convincente, parevano destinate a lasciare indelebilmente il segno sulla scena e a porsi in scia di giganti quali Rhapsody Of Fire e Labyrinth. Album quali “Golden Dawn”, “Back From The Heat” e “Black Society” hanno dimostrato ampiamente che ai veronesi mancava davvero poco per diventare uno dei nomi di punta del power nostrano. Ora, a due anni di distanza e perso per strada l’eccellente singer Alessio Garavello, i nostri si ripresentano sul mercato con questo “Heroes” edito dalla Crash & Burn Records. Ebbene, il nuovo album, pur contenendo episodi molto riusciti, nel complesso non riesce però a raggiungere gli apici compositivi dei suoi predecessori. I ragazzi sanno miscelare con maestria il power metal di Rage e Gamma Ray con la furia del thrash e le melodie dell’hard rock, regalandoci brani ottimi quali l’opener “Scars On Scars”, tra i Gamma Ray dell’era Scheepers e i DivineFire, con in più un ritornello decisamente ficcante ed un riffing priestiano assolutamente riuscito. La successiva “Vortex” fa ancora meglio, grazie alle ritmiche rocciose e potenti, salvo poi esplodere in un refrain melodicissimo ma mai stucchevole. Bene anche “7Days”, roccioso mid tempo power thrash con una accelerazione finale di matrice maideniana decisamente pregevole, oppure la title track, con il suo riffing vagamente mediorientale ed il suo incedere strisciante che si evolve in un metal tune di discreta fattura ma dal ritornello un po’ debole. Decisamente meno bene gli altri brani, a partire da “Home” mid tempo con melodia fin troppo marcata o “Resurrection”, heavy thrash non esaltante e gravato da una prestazione incolore del nuovo singer Fabio D., oppure la banale power ballad “Until The End”. Interessante invece, seppure poco riuscita, “This Is Revolution”, che cita gli Anthrax soprattutto nel lavoro iniziale di chitarra di Andrea Martognelli e gli Skid Row di “Slave To The Grind” nella strofa. Nel complesso ci troviamo davanti ad un lavoro discreto e nulla più, che però non deve andare ad inficiare il giudizio complessivo inerente alla band. “Heroes” infatti non è considerabile un passo falso, ma piuttosto un album fisiologicamente inferiore ai suoi tre straordinari predecessori. Certo, Fabio D. pur essendo un singer interessante, non riesce a donare quel valore aggiunto che invece la voce di Garavello garantiva, ma ora è giusto non voltarsi indietro e guardare al futuro, che per gli Arthemis può ancora essere ricco di soddisfazioni.