ARTHUR BROWN’S KINGDOM COME – Eternal Messenger: An Anthology (1970-1973)

Pubblicato il 08/09/2021 da
voto
8.0

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Dopo la fine dell’avventura con i Crazy World e l’abbandono dei sodali Vincent Crane e Carl Palmer, che per inciso andarono a fondare gli Atomic Rooster, l’eclettico Arthur Brown non si perse d’animo, dando vita a questo nuovo progetto. Anche la vita dei Kingdom Come non fu molto lunga, e nonostante i numerosi riconoscimenti della critica e concerti decisamente acclamati (mitico fu quello a Glastonbury nel 1971), nemmeno con questa band Brown resterà negli annali della musica del pubblico più distratto, ahimè. È quindi encomiabile l’uscita di questo curatissimo cofanetto con cui l’etichetta londinese Cherry Red omaggia un suo compaesano (del Dorset, per la precisione) che meritava ben altro successo, ripresentando l’intera discografia della sua seconda band, senza trascurare nemmeno un brano mai registrato, e tutto con uno straordinario lavoro di remastering.
Partiamo in ordine sparso con il tentativo di raccontarvi questo mastodonte costituito da ben 5 CD. “Jam – The First Sessions 1970” rappresenta un documento eccezionale degli esordi della band, che nel giro di pochi mesi cambierà tutti i suoi componenti e non riutilizzerà nessuno dei brani qui presenti (per quanto alcuni estratti si possano riconoscere tra i solchi del primo album). Si segnala per brani già ben strutturati e che in qualche modo anticipano comunque le sonorità dell’intera carriera, ma è indubbio che la svolta, per i Kingdom Come, avverrà con l’ingresso in formazione di Andy Dalby; un talentuoso e visionario chitarrista che resterà per l’intera esistenza della band, per essere poi coinvolto in esperienze varie nel ‘giro’ di Michael Moorcock – e quindi della sperimentazione più marcatamente space rock.
A segnare in maniera distintiva questo folle ensemble nel pieno della sua attività ci sono diversi elementi. In primis l’uso dell’allora ultra sperimentale sintetizzatore VCS3 (oltre al theremin e al mellotron, per inciso), che porta ad ascoltare effetti sonori avanti di un decennio; poi, il lavoro mostruoso del basso, prima con Desmond Fisher e poi – e ancor più – con Phil Shutt, compianto turnista dell’epoca per numerosi solisti. E infine l’impressionante versatilità vocale di Brown stesso (cinque ottave e rotti, per intenderci), centrale nel ricamare l’inedito sound del gruppo.
Andando ad analizzare i dischi ‘ufficiali’, “Galactic Zoo Dossier” ha sonorità ancora in qualche modo legate all’esperienza precedente, in bilico tra prog e un certo gusto ludico e schizoide insieme. Molti passaggi ricordano la cupezza sperimentale dei Van Der Graaf Generator, complice sicuramente la timbrica di Arthur Brown e le tastiere tetre, ma non mancano momenti più intensi e meditate, come l’emozionante “Sunrise”. In chiusura di disco inizia la sequenza di bonus, con alternate version e un inedito, in questo caso il folle be-bop di “Space Plucks Dem Bones”.
È poi il momento di “Kingdom Come”, ancora una volta un concept album – sarà una scelta precisa anche per il terzo e ultimo disco, decisamente più sperimentale. Si segnala l’ingresso in formazione del polistrumentista Victor Peraino, che proverà dopo diversi lustri a rianimare la band, senza successo, ma che in questo frangente cronologico porta non pochi elementi lisergici (“City Melody”), ma anche beatlesiani. Per non dire anzi prossimi al cabaret à la Monty Python (del resto coevi): è il caso di “The Teacher” e della seguente “The Experiment” (guarda un po’!), veri e propri trip musicati. Anche qui non mancano di far capolino brani più intimisti (“The Whirlpool”), ma soprattutto è il disco che segna il passaggio alla drum machine: novità che resterà un marchio di fabbrica anche sul disco successivo, e altro elemento decisamente in anticipo sui tempi.
Arriviamo così a “Journey” capolavoro della band e della psichedelia più liquida e sperimentale, uno dei grandi dischi ‘dimenticati’ degli anni Settanta per il suo valore musicale e in termini di ricerca. Sono tantissimi e sfaccettati gli spunti qui presenti, con elementi quasi occult rock grazie alle tessiture dei synth, passaggi epici da colonna sonora (“Superficial Roadblocks”, una suite in tre parti), caldi momenti blues (“Come Alive”) e pezzi coperti dalla polvere del tempo ma ancora attualissimi o da riscoprire e ascoltare in loop, come “Time Captives” o “Spirit Of Joy”.
Già detto delle numerose bonus track poste in coda ai full-length già distribuiti all’epoca, di cui molte edite per la prima volta su cd, la vera chicca per completisti è il quinto cd, contenente le registrazioni di tutte le loro BBC Session. Su dodici brani, finora avevano visto la luce solo i tre registrati per il programma di John Peel, a testimonianza di un lavoro di ricerca in archivio notevole. Completano il pacchetto un bel poster dal gusto retrò del periodo di “Galactic Zoo Dossier” e un ricco libretto foto-biografico, con inclusa un’intervista inedita ad Arthur stesso.
Con “Eternal Messenger”, insomma, oltre ad aver scelto un titolo eccellente per descrivere questo visionario musicista, Cherry Red Records offre una panoramica eccezionale su una band troppo spesso dimenticata.

TRACKLIST

  1. 1. Internal Messenger
  2. 2. Space Plucks
  3. 3. Galactic Zoo
  4. 4. Metal Monster
  5. 5. Simple Man
  6. 6. Night Of The Pigs
  7. 7. Sunrise
  8. 8. Trouble
  9. 9. Brains
  10. 10. Medley:
  11. Galactic Zoo (Part Two) /
  12. Space Plucks (Part Two) /
  13. Galactic Zoo (Part Three)
  14. 11. Creep
  15. 12. Creation
  16. 13. Gypsy Escape
  17. 14. No Time
  18. Bonus Tracks
  19. 15. Eternal Messenger (Previously Unreleased On CD)
  20. 16. I.D. Side To Be B Side The C Side (Previously
  21. Unreleased On CD)
  22. A & B-Sides Of Single
  23. 17. Sunrise (Alternate Version)
  24. 18. Metal Monster (Alternate Version)
  25. 19. Space Plucks Dem Bones (CD1)
  26. 1. Water
  27. 2. Love Is A Spirit That Will Never Die
  28. 3. City Melody
  29. 4. Traffic Light Song
  30. 5. The Teacher
  31. 6. The Experiment (Featuring “Lower Colonic Irrigation”)
  32. 7. The Whirlpool
  33. 8. The Hymn
  34. Bonus Tracks
  35. 9. Traffic Light Song (Alternate Version)
  36. 10. The Hymn (Alternate Version)
  37. 11. The Experiment (Featuring “Lower Colonic Irrigation”)
  38. (Alternate Version) (CD2)
  39. 1. Time Captives
  40. 2. Triangles
  41. 3. Gypsy
  42. 4. Superficial Roadblocks
  43. I. Lost Time
  44. Ii. Superficial Roadblocks
  45. Iii. Corpora Supercelestia
  46. 5. Conception
  47. 6. Spirit Of Joy
  48. 7. Come Alive
  49. Bonus Tracks
  50. 8. Time Captives (Alternate Version)
  51. 9. Conception (Alternate Version)
  52. 10. Come Alive (Alternate Version)
  53. 11. Spirit Of Joy (Single Version)
  54. 12. Slow Rock (B-Side Of Single) (CD3)
  55. 1. Jungle Dreams
  56. 2. Inconstant Wisdom
  57. 3. Water
  58. 4. The Finger
  59. 5. Early Morning
  60. 6. Waterfall
  61. 7. Beholdin
  62. 8. Water Is My Friend
  63. 9. Elementally (CD4)
  64. 1. No Time (23rd March 1971) (Previously Unreleased)
  65. 2. Sunrise (23rd March 1971) (Previously Unreleased)
  66. BBC Radio One Mike Harding Show Session 15th June 1971
  67. 3. Eternal Messenger (15th June 1971) (Previously Unreleased)
  68. 4. Galactic Zoo (15th June 1971) (Previously Unreleased)
  69. 5. Creep (15th June 1971) (Previously Unreleased)
  70. BBC Radio One Alan Black Show Session 3rd September 1971
  71. 6. No Time (3rd September 1971) (Previously Unreleased)
  72. 7. Space Plucks / Creation (3rd September 1971) (Previously Unreleased)
  73. 8. Simple Man (3rd September 1971) (Previously Unreleased)
  74. 9. Metal Monster / Trouble (3rd September 1971) (Previously Unreleased)
  75. BBC Radio One John Peel Show Session – 19th September 1972
  76. 10. Slow Rock
  77. 11. Spirit Of Joy (CD5)
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