ARTIFICIAL HEAVEN – Digital Dreams

Pubblicato il 12/01/2024 da
voto
7.0
  • Band: ARTIFICIAL HEAVEN
  • Durata: 00:45:27
  • Disponibile dal: 12/01/2024
  • Etichetta:
  • My Kingdom Music

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Se è vero che non bisogna mai giudicare un disco dalla copertina, sicuramente però nel caso di “Digital Dreams”, opera prima degli Artifical Heaven, questa restituisce molto dell’atmosfera che permea il disco: i colori plumbei, il mix dolcemente inquietante di ambientazione rurale, umanità e istallazioni tecnologiche danno in maniera efficace corpo al mix di post-punk e gothic rock che si sviluppa al suo interno.
Il quartetto romano, comprendente al proprio interno membri dei Witches Of Doom, esplora in quarantacinque minuti futuri distopici con uno sguardo deliziosamente decadente, fatto delle voci stentoree e baritonali di Fabio Oliva, bassi schioccanti in pieno stile new wave e ‘soffici’ inserti di tastiere; e se l’ombra lunga dell’aristocrazia del genere (Bauhaus, The Sisters Of Mercy, primi The Cult, Fields Of The Nephilim) stende la propria allettante coltre su ciascuno degli undici pezzi, qui e lì fanno capolino anche Nick Holmes e compagni di Halifax, come per esempio nell’accoppiata “Log On”/”Electric Rain”, in cui l’andamento vocale e il suono duro e cristallino delle chitarre ci fanno tornare in mente i tempi di “Draconian Times”.
Insomma, se la prospettiva di note tremebonde, declino sontuoso e cieli cupi vi alletta, siamo sicuri che un pezzo come “Automatic Love” – per chi scrive il migliore del lotto – vi sedurrà senza passare dal via: merito del ritmo cadenzato, sostenuto ma comunque ipogeo, del refrain cantilenante in grado di stamparsi nel sottoscala dei padiglioni auricolari, e delle tastiere di Francesco Sosto dei The Foreshadowing, come sempre a proprio agio in atmosfere cineree e cupe.
L’album passa anche per momenti più carichi di energia e grinta – “Dark Room”, con un’intro che strizza quasi l’occhio a “Misirlou” di “Pulp Fiction”, o “Sleeping Tablets” – che mostrano una certa vena metal nel midollo osseo dei musicisti, forse qui spogliata dalle sfumature più stoner doom, tipiche dei Witches Of Doom, e più vicina alla parte melodica del genere, ma non per questo efficace controparte rispetto a quella post-punk trattata poc’anzi. Questa sorta di perenne oscillazione tra le due anime è sicuramente specchio dei musicisti, ma non sempre risulta omogenea nell’esecuzione, creando qui e lì la sensazione di un divario tra il background musicale, strumentale e tecnico della band (appunto, più vicino al metal), e quello che nelle intenzioni vorrebbero suonare.
C’è spazio però anche per un breve omaggio al maestro Morricone, con “Ennio”, scritta e suonata da Riccardo Studer degli Stormlord, e per la cover di “Russian Roulette” dei The Lords Of The New Church, giusto per ribadire dove i quattro vogliono effettivamente andare a parare.
Questo esordio, sotto l’egida di My Kingdom Music, si rivela una piacevole soluzione per cominciare il 2024 all’insegna dell’oscurità meno fitta e più ipnotica: peccato per una produzione non lucidissima (è evidente l’importanza, in questo genere, delle voci, ma in questo caso risultano un po’ troppo in primo piano, con il resto della musica leggermente troppo appiattito, rendendo vagamente ‘rugginosa’ la fruizione) ad offuscare un po’ le delizie gotiche del disco.
Siamo però convinti che in futuro, migliorato questo aspetto tecnico e con un lavoro volto a rendere ancora più organiche le canzoni, gli Artificial Heaven abbiano la stoffa (del colore del crepuscolo, ovviamente) per avvincere schiere di nostalgici di certo immaginario new wave. Se siete tra questi, dategli un ascolto.

TRACKLIST

  1. Fall Away
  2. Log on
  3. Electric Rain
  4. Ennio
  5. Automatic Love
  6. Dark Room
  7. Lie To Me
  8. Digital Dreams
  9. Sleeping Tablets
  10. Body Shaming
  11. Russian Roulette
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