7.0
- Band: ARTILLERY
- Durata: 00:55:09
- Disponibile dal: 26/11/2013
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Non si può certo dire che il biennio 2012-2013 sia stato semplice per gli Artillery: la thrash metal band danese ha infatti dovuto affrontare un vero e proprio terremoto di formazione che ha portato alla dipartita prima del batterista storico Carsten Nielsen e poi del cantante Søren Nico Adamsen. Il primo con il suo stile quasi punkeggiante in certe sfaccettature era da sempre uno dei tratti distintivi del sound del gruppo, il secondo, notoriamente una forza della natura dal punto di vista vocale, aveva contribuito in maniera notevole alla nuova era di una band che nasceva nei primi anni Ottanta ma che dal suo ritorno nel 2009 si manteneva sulla cresta dell’onda grazie a un sound tradizionale ma allo stesso tempo attuale, in cui giocano un ruolo centrale delle linee vocali energiche e non strettamente legate agli stilemi del thrash più d’annata. Oggi, con il nuovo e più tecnico batterista Joshua Madsen e con il cantante Michael Bastholm Dahl, non troppo dissimile dal suo predecessore a eccezione di un’estensione più traslata verso gli alti, il gruppo ritorna in corsa con “Legions”, un lavoro che poco si discosta dalle coordinate dei due precedenti “When Death Comes” e “My Blood”. Thrash metal melodico e con cantato pulito dunque, caratterizzato da riff spesso cadenzati, incalzanti e dal gran tiro, ritmiche sostenute ma mai eccessivamente tirate e brani che spesso al loro interno cambiano velocità e mood. La opener “Chill My Bones (Burn My Flesh)” è un discreto esempio di quanto esposto: un brano che sebbene non risulti essere particolarmente brillante sul chorus, mette in evidenza una buona ispirazione della coppia di chitarre di Michael e Morten Stutzer, due vere macchine da riff. La successiva “God Feather” alza gli rpm e ci trascina in un pezzo da moshpit selvaggio, tanto semplice quanto efficace. Non da meno “Legions”, ancor più diretta e melodica soprattutto sull’efficace ritornello. Addentrandoci nella tracklist, passiamo per una purtroppo lievemente ridondante “Wardrum Heartbeat” o per “Global Flatline”, convincente più che altro nella sua seconda e più tirata parte, e arriviamo alla mazzata spaccacollo di “Dies Irae”, brano dalle ritmiche travolgenti e con un’ottima prestazione del cantante anche sulle tonalità più alte. “Enslaved To The Nether” mette invece in luce la capacità degli Artillery di muoversi agevolmente su architetture quasi progressive, con un pezzo che nasce come un lento ed evolve in un mid/up tempo thrash con vari cambi di tempo e umore, impreziosito da parti arpeggiate e piacevoli soli melodici. “Legions”, valorizzato da suoni nitidi e potenti e da un artwork minimale ma d’effetto, non manca di eposodi degni di nota ed è quindi una buona prova, forse un tantino inferiore ai due precedenti lavori in studio ma comunque rappresentativa di un gruppo che, pur essendo sulle scene da trenta e passa anni, difficilmente delude i propri fan.