7.0
- Band: ARVIND
- Durata: 00:18:00
- Disponibile dal: 01/04/2004
- Etichetta:
- Black Blood
Spotify:
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Nati inizialmente come solo project per volontà di S.B. Daemon, ma trasformatisi velocemente in una band a tutti gli effetti, i lombardi Arvind nel breve volgere di quattro anni si sono fatti conoscere grazie ad un’assidua partecipazione live, basti ricordare il recente supporto agli austriaci Belphegor in Italia ad aprile. Gli Arvind, pur suonando un black metal tradizionalissimo, si dimostrano capaci, sia in studio che in sede live, di curare nei minimi particolari qualsiasi dettaglio, produzione compresa. Produzione grezza, ma progettata in modo serio per esaltare in maniera giusta il black metal blasfemo che viene proposto e rappresentato. La band deve molto del proprio stile ai padri Darkthrone, quelli di “Transilvanian Hunger” soprattutto, e di conseguenza possono tornare alla mente anche gli Isvind di “Black Waters Stir”, specie quando si ascolta la lunga song d’apertura “A Demonic Wisdom”. La successiva “Sacrifice Of The Holy Lamb” è un lento e atmosferico incedere di una preparazione ad un sacrificio che si deve compiere. Bravi gli Arvind a saper creare una tetra atmosfera e ripartire al momento giusto risultando mai noiosi nonostante il loro songwriting sia standard e ripetitivo. Ci sono parecchi gruppi italiani, come anche i TOD ed altri che, piuttosto di cercare l’originalità a tutti i costi producendo lavori immaturi, osservano disciplinatamente i dettami fondamentali del black metal, omaggiando il genere con dei lavori tradizionali, ma suonati con dedizione musicale e spirituale. Gli Arvind appartengono proprio a questa schiera di band, e bisogna constatare che ascoltare ‘sempre la stessa musica’ non è poi una cattiva cosa se gli interpreti sono capaci ed ispirati. Nei momenti più feroci, e un po’ caotici, non si può non ripensare alla band di Infernus, ma alla band nostrana va dato atto di avere uno sviluppato senso per la forgiatura di main riff davvero interessanti e trascinanti. Una delle sorprese e promesse della nostra penisola, che deve crescere ancora, ma al momento va bene così.