7.5
- Band: AS I LAY DYING
- Durata: 00:43:01
- Disponibile dal: 27/08/2007
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Anticipato in maniera masochista da dichiarazioni portatrici di disastri imminenti (“Il nostro nuovo album sarà il più veloce ed heavy della nostra discografia”), gli As I Lay Dying pubblicano il loro terzo capitolo su Metal Blade, cavalcando rischiosamente l’onda di quel metalcore che potrebbe infrangersi sugli scogli, avendo di fatto aumentato le dosi melodiche e avendo pescato dal mazzo l’infortunato Adam Dutkiewicz in ruolo di produttore – autore di un suono perfetto, per carità, ma non ce ne sono già troppi di gruppi che suonano come i KSE? Le premesse non sono affatto buone per chi vedeva negli As I Lay Dying l’alternativa ‘seria’ al metalcore mainstream, ma a conti fatti non tutto il male viene per nuocere. “An Ocean Between Us” mostra infatti una band con un songwriting ispirato, vario e soprattutto che sa ancora menare pesantemente le mani: se si evitassero abissi come il chorus di “Forsaken” (degno dei peggiori Caliban) e la growl-ballad “I Never Wanted”, il combo guidato da Tim Lambesis sarebbe da piena eccellenza, spaziando dal classico death della band al thrash di “Within Destruction”, “Comfort Betrays” e “Bury Us All”, alla violenza primordiale di “Wrath Upon Ourselves” (che portava il working-title “The Viking Song”!). Il lato peggiore è rappresentato dalle clean vocals, come preannunciato, sottolineate ulteriormente dalle labbra del nuovo arrivato Josh Gilbert, ma di certo non ce la possiamo prendere con lui, in quanto nuovo arrivato avrà solo eseguito alla lettera le volontà dei compagni. Il growl del frontman, in contrapposizione ai ritornelli, è probabilmente il più bestiale di sempre, il drumming è triggeratissimo e in evidenza, mentre il guitar-work brilla in riff e assoli, evitando sapientemente i breakdown da un accordo (l’han capito pure i Job For A Cowboy, che sono gli ultimi arrivati…) e overdose di armonici artificiali. Non dimentichiamo che il template per i vari lavori di War of Ages, Still Remains e Inhale/Exhale l’hanno compilato proprio gli As I Lay Dying, ma forse è proprio per questo che rimane una punta di infelicità nel sentire la band avvicinarsi al ‘Big Mac Metalcore’. Un disco davvero solido in ogni caso, soprattutto per i più allineati al suono americano.