7.5
- Band: AS I LAY DYING
- Durata: 00:44:05
- Disponibile dal: 20/09/2019
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
Spotify:
Apple Music:
“Prendo posizione contro chi sono diventato in passato, il proposito oggi è la rinascita degli As I Lay Dying. E’ il nostro fine come collettivo. Non sarò mai in grado di cancellare il mio più grande sbaglio, ma penso sia meglio fare qualcosa piuttosto che arrendersi”.
L’incriminazione di Tim Lambesis a seguito di complotto ai fini dell’omicidio della ex moglie, con la condanna a sei anni condonata brevemente, ha riacceso il dibattito sulla necessità di separazione tra uomo e artista. Chi scrive considera l’ultimo Austrian Death Machine uno scherzo di cattivo gusto, poichè alla data di pubblicazione il tono scherzoso era totalmente intollerabile (sembrava inoltre di pagare l’avvocato a Lambesis). In seguito allo scarceramento prematuro, ammettere la propria colpa e confessare che la cristianità del gruppo era solo una posa fecero gettare la maschera all’accusato, il quale con dichiarazioni all’apparenza credibili è riuscito a giocarsi nelle giuste tempistiche la carta ‘comeback’. Il teaser di “My Own Grave” creò la giusta attesa quasi dal nulla, ma quando alla pubblicazione del video si scoprì del ricongiungimento totale con gli ex compagni gli AILD ‘spaccarono l’internet’ con un pezzo che possiede tutte le migliori caratteristiche del gruppo, letteralmente tutto quello che i fan si erano forzati di seppellire sotto il peso di fatti al contempo grotteschi e agghiaccianti. Il tour di reunion è stato un enorme successo e a distanza di circa un anno sono arrivati i singoli “Redefined”, “Shaped By Fire”, “Confined” e “Blinded”, tutti sulla lunghezza d’onda del precedente, andando ovvero a riprendere la seconda fase della carriera del quintetto di San Diego, quando da “An Ocean Between Us” Josh Gilbert ha assunto il ruolo di secondo cantante e la band ha cementato il proprio successo commerciale.
Dopo tutte queste anticipazioni ascoltare “Shaped By Fire” riserva davvero poche sorprese, vuoi per l’eccessivo numero di anticipazioni ma anche e soprattutto perchè la band evita completamente di avventurarsi fuori dalla propria zona di comfort. Avendo una grande distanza temporale da un capitolo in leggero calo come “Awakened” (2012) la raccolta riesce ad avere un gran mordente, grazie a ritmiche sostenute, soluzioni efficaci e una scrittura sostanzialmente priva di sbavature. Sapientemente i pezzi più contrastanti sono messi a metà tracklist: “Gatekeeper” si sbilancia verso il deathcore ed è probabilmente il pezzo più aggressivo del disco (e scommettiamo diventerà una delle preferite dai fan del gruppo), mentre la successiva “The Wreckage”, pur non essendo una ballad, è il pezzo che in assoluto dà più enfasi alla melodia. “Take What’s Left” rallenta ma è un singolone trionfante e confidente. “The Toll It Takes” schiaccia sull’acceleratore da sentir quasi il vento sui capelli. Solo la titletrack rappresenta efficacemente gli AILD nel 2019 quanto l’apripista “My Own Grave”, andando ad includere incisività, potenza, melodie contagiose ed brillanti parti soliste firmate Nick Hipa. A livello lirico il disco è interessante ed introspettivo, dà molto spazio al tumulto interiore di Lambesis accennando brevemente anche alla spiritualità, anche se curiosamente tralascia del tutto l’esperienza della reclusione.
Le capacità strumentali e di songwriting del gruppo sono fuori discussione ed è probabile che per tornare in pista si sia scelto di evitare esperimenti, quello che stupisce però è la capacità del gruppo di tornare ad esprimersi a livelli altissimi dopo una crisi interpersonale tanto critica, andando a gareggiare con gli episodi meglio riusciti della propria carriera. A breve distanza da “Atonement” dei Killswitch Engage un altro disco che dimostra quanto possa essere efficace, al giorno d’oggi, la formula del metalcore. A tutti piacciono le storie di redenzione, o no?