
7.0
- Band: ASAGRAUM
- Durata: 00:36:34
- Disponibile dal: 20/10/2023
- Etichetta:
- Edged Circle Productions
Spotify:
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Terzo capitolo in studio per la band che ha vissuto – nell’ultimo anno – un cambio di line-up, con l’avvicendamento tra Trish Kolsvart e Henriette Bordvik al basso.
Con l’ingresso di quest’ultima le Asagraum diventano una formazione olandese-norvegese (benché sempre con base in Olanda), e forse non è un caso che il sound di “Veil Of Death, Ruptured” abbia sfumature più fredde e prettamente scandinave in confronto al suo predecessore: “Dawn Of Infinite Fire” era un lavoro più violento e insieme accattivante, dalla struttura maggiormente catchy e i suoni più caldi, che guardava anche alla tradizione heavy/speed oltre che al classico black metal degli anni ‘90.
A distanza di quattro anni pieni, il materiale che ci troviamo ad ascoltare è sicuramente diverso, più scuro e malinconico, e forse più riflessivo che in passato. “Ignem Purificat Lilitu” va immediatamente in questa direzione, con una prima parte del brano vorticosa e poderosamente black metal, e una seconda che va a sfumare lentamente in soluzioni più melodiche e moderne.
Tocchi semiacustici tendono a fare capolino un po’ ovunque nel disco, e trovano uno spazio da protagonista nelle strumentali “Opus Ad Errantem” ed “Opus Ad Aeternum”, capaci di allentare il ritmo generale del lavoro grazie al feeling dilatato e ‘sospeso’, in contrasto con l’incedere belligerante del resto delle composizioni, in particolare rispetto all’incipit della violenta traccia conclusiva, “De Waanzin Roept Mijn Naam”, che acquista poi complessità, a cavallo tra riff ipnotici à la Inquisition e soluzioni più attuali e – potremmo azzardare – di scuola olandese/danese.
L’impressione complessiva è che – come già detto – la leader Obscura (al secolo Hanna van den Berg) abbia scelto di virare su toni diversi, optando per un black metal che guarda (anche) a derivazioni più moderne come stile di scrittura – ci viene in mente Gaahls Wyrd, tra gli altri – fermo restando che Immortal, Gorgoroth e Tsjuder sono tra i gruppi che meglio permettono di inquadrare l’ossatura stilistica del terzetto.
Tra i pregi di questo lavoro c’è l’ottima prova di Obscura, il cui scream abrasivo e tagliente lascia spazio a piccoli inserimenti di voce pulita dai toni algidi e distanti che aggiungono qualche nota diversa a composizioni che sono – appunto – ben lontane dalla costante attitudine ‘in-your-face’, e possono pertanto beneficiare di un tipo di espressività vocale diversa rispetto al tipico cantato black metal. Niente voci femminili melodiche, le Asagraum incorporano nel loro songwriting rallentamenti e partiture atmosferiche ai confini con l’ambient, ma stanno ben lontane da quegli stilemi gotico-sinfonici che hanno caratterizzato buona parte del black metal melodico degli anni ‘90.
“Veil Of Death, Ruptured” si rivela con gli ascolti un dischetto con più sfumature di quanto non percepibile immediatamente, in grado di scorrere senza intoppi – complice la durata intelligentemente sotto i quaranta minuti – ma anche senza veri picchi di tensione o soluzioni che lasciano definitivamente il segno, forse perché il cambio di registro qui sperimentato necessita ancora di qualche aggiustamento.
A nostro parere un buon disco, non imperdibile, che troverà in ogni caso un discreto numero di estimatori, anche tra chi ha avuto modo di incrociare sui palchi europei questo power trio al femminile.