8.0
- Band: ASCENDED DEAD
- Durata: 00:41:11
- Disponibile dal: 12/05/2023
- Etichetta:
- 20 Buck Spin
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Gli Ascended Dead non lasciano, anzi, raddoppiano. Ed era ora. Sono infatti trascorsi ben sei anni dal debut album “Abhorrent Manifestation” e ci si chiedeva infatti che fine avesse fatto la death metal band californiana. Certo, dopo quell’esordio sulla lunga distanza sono usciti un paio di split e il batterista Charles Koryn è persino entrato a far parte della formazione live di colossi come Morbid Angel e Incantation, ma un nuovo full-length era ciò che i fan attendevano con maggior trepidazione, soprattutto dopo l’annuncio dell’entrata del gruppo nella scuderia della sempre più affermata e influente 20 Buck Spin.
Per fortuna, ci ritroviamo a constatare come il quartetto abbia fatto tutto giusto nel confezionamento di questo nuovo “Evenfall of the Apocalypse”: senza minimamente abbandonare le ostilità di quel muro di suono granitico e invalicabile presentato sul primo album, gli Ascended Dead questa volta si fanno segnalare per un songwriting più rifinito, in cui le intransigenze sonore del disco precedente vengono unite a un mood più evocativo, eludendo futili funambolismi, ma, al tempo stesso, dando un pizzico in più di risalto alla melodia e al lavoro in sede di arrangiamento.
Avendo da sempre come numi tutelari gente come Necrovore, primi Morbid Angel o Angelcorpse, è normale che il death metal statunitense più intransigente sia rintracciabile anche su “Evenfall…”, tuttavia, come accennato, questa volta la proposta della band, pur ispirandosi a intuizioni della tradizione, riesce a strutturarsi in modo maggiormente personale e identitario. In pezzi come “Bestial Vengeance” o la title-track si parte da alcuni riff minimali che montano e si evolvono con traiettorie che solo apparentemente presentano la caratteristica della regolarità. La differenza che si percepisce rispetto ai feroci episodi del debut album è un microcosmo di variazioni e sfumature, melodie evanescenti o persino aperture vagamente epiche che si espandono e fibrillano con un’andatura concitata e allucinata. Il death metal dei ragazzi originari di San Diego questa volta pare dettato da una frenesia maggiormente emozionale, da una serie di fugaci decostruzioni che man mano sfrangiano la progressione sincopata rendendola ora instabile, ora più ricca e armonica, tanto da lasciare intravedere il cuore pulsante, il battito vitale da cui scaturisce tutto l’amalgama. Il risultato è travolgente: il sound è simile nell’indole a ciò che in Europa formazioni come Beyond e Omegavortex hanno offerto in questi anni di grande fermento underground, ma condotto e animato da una prestanza e da una padronanza a livello esecutivo ancora più lampanti.
In generale, le band statunitensi in questo campo sono tecnicamente più preparate di quelle provenienti dal cosiddetto vecchio continente: in questo caso, basta prestare attenzione alla prova del succitato Koryn per farsi un’idea della marcia in più che gli Ascended Dead possono vantare quando le trame si fanno particolarmente esagitate. Le improvvise esplosioni del gruppo illuminano ogni spazio, trascinando l’ascoltatore in un vortice di cupi umori che in certi frangenti non è nemmeno così distante da arie black metal. Riff e cambi di tempo piovono da ogni dove, in certi casi facendo scattare il classico gioco dei rimandi, in altri colpendo per vitalità e ingegno. A conti fatti, davanti a un disco così denso di spunti e al contempo coerente, tradizione o novità hanno peso fino a un certo punto; è l’emozione in fondo a vincere.