7.0
- Band: ASCENSION (UK)
- Durata: 00:59:28
- Disponibile dal: 24/02/2023
- Etichetta:
- Marquee/Avalon
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Dopo un lungo silenzio durato ben dodici anni, ritornano con un nuovo lavoro i britannici Ascension, con il loro veloce power metal caratterizzato da assoli al fulmicotone e sinfoniche partiture che qua e là diventano troppo simili a effetti sonori di videogiochi (come negli intermezzi di “Megalomaniac”). Se nel 2011 il loro debutto “Far Beyond The Stars” aveva ancora troppi passaggi da affinare, questo “Under The Veil Of Madness” risulta molto più organizzato e strutturato, con brani decisamente ben costruiti, dove appunto si susseguono assoli su assoli. Il biglietto da visita dell’intero album è la canzone iniziale “Sayonara”, nella quale a turno tutti danni prova della loro maestria con il proprio strumento. Con la parte ritmica, dove troviamo Nick Blake al basso e Dick Gilchrist alla batteria, gli Ascension si preparano il terreno in ogni traccia per quelle che sono delle vere e proprie cavalcate a ritmi serrati, dalla modalità di riuscita che richiamano i capisaldi del genere power dei paladini teutonici Helloween e Gamma Ray. “Defiance” e “Monsters” sono alcuni di questi fulgidi esempi di pezzi dalla scrittura ben definita, con una continua accelerazione sottolineata anche dagli assoli dei due chitarristi Fraser Edwards e Stuart Docherty, che rappresenta il tratto distintivo di questo disco narrante di una serie di personaggi alle prese con una maledizione legata ad alcuni spartiti contenuti nelle “Pagine d’Oro”, creati da un misterioso Compositore Oscuro, con l’intento di portare morte e miseria nel mondo. Dietro il microfono, a dar voce a tutte queste storie, si trova Ricki Ascension, il quale interpreta senza sbavature e con toni molto alti tutti i passaggi più ostici, dalle parti più melodiche – come il ritornello di “Last Winter’s Night” – a quelle che sono le sfumature di pazzia (con un cantato a tratti lirico e a tratti isterico, come quello sfoggiato nella lunga title track). Un album con passaggi complessi, questo “Under The Veil Of Madness”, come nella strumentale “Power Of A Thousand Suns” – con rimandi alla canzone popolare ebraica “Hava Nagila” e a musiche da cabaret – ma che ha il pregio di offrire molti brani che arrivano diretti, con assoli orecchiabili e ritornelli facilmente ricordabili. Proprio questa freschezza permette un ascolto senza intoppi e un buon ricordo non appena sfumano le ultime note della canzone “God Of Death”, bonus per il mercato nipponico.