ASEPTIC WHITE AGE – Reminiscence

Pubblicato il 17/01/2016 da
voto
7.0
  • Band: ASEPTIC WHITE AGE
  • Durata: 00:49:00
  • Disponibile dal: 18/12/2015
  • Etichetta:
  • Memorial Records

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Ci sono tanti modi e linguaggi per cercare di lanciare dei messaggi o, più in generale, per dire qualcosa. Gli emiliani Asepcit White Age hanno scelto quello della musica senza parole, dove a parlare sono soltanto gli strumenti in un coacervo di influenze molto vasto e il più possibile senza barriere di sorta. Per fare capire ai nostri lettori la macro-area di riferimento diremo che il sound dei Nostri potrebbe essere gradito ai fruitori di sonorità moderne e ricche di groove, tecnica e tempi sbilenchi. Ma non immaginatevi la risposta italiana agli Animals As Leaders o l’ennesimo gruppo djent perché la musica degli Aseptic White Age è molto più oscura e introversa, nonostante le interferenze melodiche siano ben presenti e soprattutto piazzate con raziocinio. Grazie a un uso certamente azzeccato di synth e tastiere, ed anche di uno strumento a fiato come il sax, che ben si amalgama tra ritmiche ribassate e controtempi singhiozzanti, la musica di “Reminiscence” finisce per divenire molto particolare e, udite udite, addirittura personale! Scorrendo velocemente quelli che sono i “Curriculum Vitae” musicali e le precedenti esperienze dei singoli membri della band, emerge un background molto eterogeneo: c’è chi ha suonato in gruppi metal core, death core, (Screaming Shadow, Tearing Blood) chi in gruppi black metal (Eithel Fuin, Kerobal), chi in band hard rock e via discorrendo. Facile quindi intuire che il risultato finale sia dato da una somma di addendi, anche parecchio disparati tra di loro, ma che anziché sembrare un’accozzaglia informe di semplici idee buttate alla rinfusa, suonano come una sorta di unico strumento, accordato e, soprattutto, credibile. Il songwriting è l’unico aspetto, a nostro avviso, perfettibile. Il suono, come già detto, c’è, ed è convincente, l’impatto è molto forte e ci piace molto la ricerca della novità e della personalità nonché l’uso parsimonioso di assoli e cambi di tempo insensati, spesso dai più piazzati solo per autocompiacimento delle proprie capacità tecniche. Per contro, una proposta esclusivamente strumentale ha bisogno di ancor più slancio e dinamismo per non risultare dispersiva. Certi passaggi potrebbero essere maggiormente sintetici, specie nei frangenti introspettivi e “ambient”. Infine non nascondiamo che in qualche momento abbiamo sentito la mancanza di una parte cantata, non crediamo che sia un caso che proprio “Gravity” – l’unica con un innesto vocale – sia una delle più riuscite del platter (insieme a “Disease”), con un bel suono distorto e inumano della voce, giusta nella durata della parte cantata, ovvero solo nelle prime battute, insomma, qualcosa su cui lavorare anche in prospettiva futura. Già perché, ci auguriamo che questo debutto sia solo l’inizio di un percorso di crescita, le potenzialità ci sono tutte, gli amanti delle sonorità più sperimentali e moderne faranno bene a tenere i fari ben puntati su questi Asepcit White Age.

TRACKLIST

  1. Moltitude
  2. Monolith
  3. Gravity
  4. Antigravity
  5. Disease
  6. Antidote
  7. Synapses
  8. Hypophysis
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