
7.0
- Band: ASKYSOBLACK
- Durata: 00:26:00
- Disponibile dal: 31/01/2025
- Etichetta:
- New Morality Zine
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Gli Askysoblack arrivano al debutto sulla lunga distanza con “Touch Heaven”, un album che non si distacca di molto dalle coordinate del post-hardcore contaminato da forti influssi shoegaze e alternative anni Novanta che, tramite un paio di EP rilasciati negli ultimi tre/quattro anni, li ha resi un nome da tenere d’occhio in questo specifico panorama. Provenienti da Philadelphia, i quattro musicisti in questa occasiona limitano ulteriormente le parentesi più heavy e costruiscono un’opera particolarmente compatta e atmosferica, in cui il contrasto tra le chitarre dense, voluminose e riverberate e la voce eterea e afflitta del chitarrista/cantante Jordan Shteif crea una tensione costante, mai risolta del tutto.
Il disco si sviluppa attraverso una tracklist uniforme per atmosfere e durata: brani brevi e intensi che non cercano sterzate improvvise o variazioni eccessive, ma piuttosto un’incessante immersione nel loro mondo sonoro. I punti di riferimento sono più o meno sempre i soliti per formazioni di questo specifico sottogenere: i richiami ai Deftones, agli Smashing Pumpkins e agli Hum sono evidenti, mentre il lato più grintoso si può ricollegare a band come Hopesfall. In tutto ciò, non va poi dimenticata la recente lezione impartita da gruppi contemporanei come Fleshwater e Superheaven, i quali stanno rivisitando questo stile ottenendo un certo successo sia sul fronte della critica che su quello del pubblico. In ogni caso, quello degli Askysoblack non è comunque solo puro citazionismo a oltranza: almeno a tratti, il quartetto riesce infatti a inserire nei pezzi un lirismo personale e qualche hook effettivamente contagioso che li distingue almeno in parte dai tanti progetti che si muovono su binari simili.
Tra i momenti migliori di “Touch Heaven” spiccano brani come “I Wish I Was Not”, “You Sit Useless” e “Carousel House”, i quali condensano perfettamente la poetica della band: riff rumorosi, melodie dalla grana fine e un dialogo/contrasto puntuale con delle linee vocali che sembrano fluttuare nel vuoto. La voce di Shteif è quasi sempre sinuosa e malinconica, e solo in rari momenti si concede qualche accenno più graffiante, rendendo ancora più evidente la sensazione di un conflitto interiore mai davvero esploso.
Dal punto di vista della produzione, il disco opta per un suono stratificato e avvolgente, con un misurato utilizzo di effetti che amplificano la dimensione eterea delle chitarre. Questo approccio, se da un lato aumenta il senso di immersione, dall’altro rischia forse di appiattire alcune tracce, che faticano a emergere rispetto ad altre. Nonostante la indubbia coerenza stilistica, una maggiore varietà di impronte e registri, anche nelle strutture, avrebbe giovato al risultato finale, evitando la sensazione di déjà-vu che a tratti si insinua nell’ascolto. Ci si sente però di accontentarsi, vuoi perché si parla pur sempre di un primo full-length, ma anche e soprattutto perché “Touch Heaven” non pretende di essere un lavoro rivoluzionario. È un’opera solida, onesta nei riferimenti e al contempo capace di regalare momenti di grande intensità emotiva, colpendo nel segno soprattutto in giornate grigie e malinconiche, in cui le sue atmosfere sospese e struggenti trovano il terreno più fertile per attecchire. Gli Askysoblack confermano insomma di avere un certo talento e una visione musicale ben definita: ora resta da vedere se nei prossimi lavori sapranno affinare ulteriormente la loro formula, aggiungendo un tocco di maggiore personalità che li renda veramente imprescindibili nel genere.