6.5
- Band: ASPHALT GRAVES
- Durata: 00:24:49
- Disponibile dal: 06/17/2016
- Etichetta: Vitriol Records
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Chi stravede per i Misery Index dovrebbe tenere gli occhi puntati su questi Asphalt Graves, progetto old school death-grind avviato dal fenomenale batterista Shannon Lucas (ex The Black Dahlia Murder) con l’aiuto dei vecchi amici Brent Purgason (Gwar) e Adam Faris alle chitarre. I Nostri hanno infatti reclutato Jason Netherton, il leader degli affermati grinder di Baltimore, per incidere le parti vocali di questo loro debut album e il taglio della proposta ne ha inevitabilmente risentito. Partiti inizialmente per omaggiare certe storiche uscite Earache Records – “Harmony Corruption” e “Utopia Banished” dei Napalm Death e “World Downfall” dei Terrorizer in particolare – gli Asphalt Graves, grazie alle inconfondibili urla di Netherton e ad un gusto per le dinamiche tutto statunitense, con questo primo disco si ritrovano ad assomigliare soprattutto ai Misery Index degli esordi, richiamando sovente un lavoro come “Retaliate”. Le influenze sono insomma palesi, così come risultano familiari le soluzioni adottate dal gruppo nel tentativo di fondere aggressività e immediatezza, sempre cercando di mantenere una chiara identità musicale. I ragazzi non fanno niente per mescolare le carte e la loro indole senza pretese risulta evidente durante l’ascolto: a partire dal songwriting – in cui il quartetto non si fa alcun problema nel muoversi su territori noti e prediletti e dove, di conseguenza, il rischio di strafare non è mai dietro l’angolo – sino ad arrivare alle cover scelte per arricchire la tracklist (Disrupt e Nasum), il disco sa di semplicità e schiettezza. Ammesso che si conoscano le basi del genere, davanti ad un lotto di brani come quello in oggetto è dunque difficile gridare al miracolo, ma “The New Primitive” non può comunque essere definito un’opera scadente; d’altronde, abbiamo a che fare con musicisti esperti, dai quali è sempre lecito aspettarsi una salda abilità nello strutturare un pezzo e nello sfruttare al meglio il proprio potenziale ritmico. Il risultato è una tracklist facilmente assimilabile, che riesce a trovare un discreto compromesso tra aspetto formale e sostanza.