7.0
- Band: ASPHODELUS , CEMETERY FOG
- Durata: 00:24:00
- Disponibile dal: 22/02/2016
- Etichetta:
- Iron Bonehead Prod.
Spotify:
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Dietro il moniker Asphodelus si celano gli ormai ex componenti dei Cemetery Fog. I doom-death metaller finlandesi hanno deciso di ripartire da capo, restando però ancorati al genere che avevano iniziato ad esplorare con il precedente progetto. In effetti, si potrebbe tranquillamente vedere questo “Dying Beauty & the Silent Sky” come una nuova opera dei Cemetery Fog, tanto lo stile e le scelte di produzione rimandano a certe vecchie esperienze dei ragazzi. Si nota tuttavia un lieve affinamento nelle strutture dei pezzi e nell’esecuzione, abbinato a qualche nuovo esperimento come un saltuario utilizzo di backing vocals femminili. La band, pur rimanendo fedele alla politica dei piccoli passi (siamo ancora alle prese con un EP anzichè con un full-length), sta insomma maturando e provando con calma un ventaglio di soluzioni il più ampio possibile. Ovviamente si è comunque sempre all’interno del più tragico doom-death metal forgiato nei primi anni Novanta, fatto di urla sguaiate, arpeggi sibillini e cascate di riff ignorantissime; il terzetto sembra più che mai attratto dalle sonorità tipiche di quel periodo e non fa assolutamente nulla per distanziarsi da tali formule, ostentando anzi una spiccata fedeltà alle origini già a partire dalla resa sonora. L’attacco di “Illusion of Life”, ad esempio, sotto qualsiasi punto di vista pare uscire direttamente da “Dance Of December Souls” dei Katatonia. Questa attitudine così old school e la forma volutamente grezza potrebbe infastidire gli ascoltatori meno legati alla tradizione, ma, dal canto nostro, ancora una volta ci sentiamo di promuovere J. Filppu e soci: la loro proposta – sì rozza e sbilenca, ma al tempo stesso genuina e sentita – possiede un fascino che avevamo quasi dimenticato, o comunque un tocco che è davvero difficile rintracciare negli album doom di oggi. Ci sembra ancora il caso di aspettare il full-length per esporre un giudizio definitivo sulla band, ma intanto, per chi ha spesso la testa nel 1993, “Dying Beauty…” potrebbe rappresentare una parentesi interessante.