6.0
- Band: ASSASSIN
- Durata: 00;48:58
- Disponibile dal: 07/02/2020
- Etichetta:
- Massacre Records
- Distributore: Audioglobe
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Solo qualche giorno fa, proprio su queste pagine, abbiamo premiato con svariati e meritati elogi il debutto sulla lunga distanza degli ex Sodom Bernemann e Makka che, con i loro Bonded ed il furioso “Rest in Violence”, hanno marchiato a fuoco l’inizio del nuovo anno metallico. Oggi, rimanendo in terra tedesca, località Dusseldorf, è il turno degli Assassin dove, tra gli altri, da quattro anni a questa parte milita un certo Frank Blackfire, tornato nel frattempo proprio nella band capitanata da Onkel Tom. Insomma, Sodom ovunque. Ma se i due ‘reietti’ hanno portato a termine un lavoro più che dignitoso, lo stesso non si può dire dell’operato svolto dal combo guidato da Jurgen “Scholli” Scholz. Nel qui presente “Bestia Immundis” non tutto infatti fila per il verso giusto. I riff sparati a menadito dal primo al quarantanovesimo minuto, i ritmi indiavolati impartiti dalla coppia Kremer-Sondermann, oltre al tocco famelico e furioso dello stesso Blackfire, non bastano a far decollare un lavoro che ha, alla voce ‘varietà’, proprio la sua pecca principale. Una caratteristica che invece, chiamando ancora in causa i Bonded, è risultata ben presente in “Rest In Violence”, e non solo per le trame sguinzagliate dalla sei corde di Bernemann ma anche per la prestazione vocale di Ingo Bajonczak, impegnato su due fronti nel giro di pochissimi mesi. Più versatile con gli ex Sodom, altrettanto monocorde negli Assassin, Ingo non è riuscito ad impreziosire le legnate sonore espulse dal resto della band che, in questo senso, non lo ha sicuramente aiutato.
A dispetto di alcuni episodi davvero intriganti e decisamente violenti, vedasi l’opener “The Swamp Thing” e “The Killing Light”, in molte occasioni il mood offerto da Scholz e compagni è sprofondato in un loop infinito e sin troppo uniforme, manifestandosi in preventivabili filler. E se “How Much Can I Take” appare come un continuum della stessa “The Swamp Thing”, i tentativi di rallentare il colpo di “No More Lies” non sembrano convincere del tutto, mentre una tenue rivincita d’intenti si manifesta nelle seguenti “Not Like You” e “The Wall”. Dalla musica alle parole, il discorso cambia poco. Prendete “Hell’s Work Is Done” e ne avrete la diretta testimonianza: il titolo del brano, ripetuto ovunque, cerca di emulare, con scarso successo, ciò che avvenne con il refrain di maideniana memoria sciorinato a suo tempo in “The Angel And The Gambler”. Tutto questo per dire che anche a livello di songwriting qualcosa è andato storto. Tra i fan del thrash teutonico c’era attesa per questo nuova fatica, la sesta, degli Assassin; più che altro per scoprire il contributo offerto da Blackfire. Apporto che sicuramente c’è stato ma non abbastanza per superare l’ostacolo del già sentito; questo “Bestia Immundis” si rivela un normalissimo album, utile a far numero sullo scaffale degli appassionati del genere.