5.5
- Band: ASSASSIN
- Durata: 00:54:16
- Disponibile dal: 05/20/2016
- Etichetta:
- SPV Records
- Distributore: Audioglobe
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Gli Assassin, fieri paladini del thrash di matrice teutonica, sulle scene dai primissimi anni ottanta sono una di quelle band che potremmo definire “sopravvissute”. Il loro primo disco (“The Upcoming Terror”) risale al 1986, anno in cui il mondo heavy-metal aveva subito badilate di concime artistico, tanto che è universalmente considerato una delle annate più ricche di uscite strepitose; questa grazia, all’epoca, toccò anche Micha, Scholli ed i loro compari (cambiati, poi, nel corso degli anni). Purtroppo, come spesso accade, gli Assasin esaurirono quasi tutto ciò che avevano da dire in quel debut e nella loro carriera (che copre quasi tutti gli anni Ottanta e vede, poi, una lunga pausa fino alla reunion del 2002). Il loro comeback “The Club” è ricordato dai thrasher più incalliti come una delle più grosse delusioni degli ultimi dieci anni, mentre il successivo “Breaking The Silence” aveva fatto sperare ad un ritorno di ispirazione nella band di Düsseldorf, lasciando (anche chi scrive) in attesa della conferma, del disco che sarebbe finalmente stato il degno successore di “The Upcoming Terror”. Purtroppo non è andata così e questo “Combat Cathedral” si rivela un disco piuttosto scialbo e privo di interesse. Certo: è innegabile che i cinque tedeschi abbiano mestiere e tutte le dodici track presenti sul nuovo disco sono sicuramente definibili come buoni pezzi di onesto thrash metal, ma nulla di più. Ora: ci trovassimo di fronte ad una band al suo esordio, potremmo pensare che (sulla scorta dell’esperienza e senza la zavorra dei gruppi a cui ci si ispira) le potenzialità esploderanno in qualcosa di notevole. Ma, se dopo più di trent’anni di carriera un gruppo continua a sembrare una cover band dei Sodom, forse sarebbe il caso di chiedersi se non sia giunto il momento di lasciar perdere. Forse gli Assassin hanno un buon seguito in patria (cosa che spiegherebbe il contratto con la Steamhammer), di certo si tratta di una band che (almeno fino a qualche anno fa) sa farsi valere dal vivo, ma – per intenderci – parliamo della tipica band che in un grande festival tedesco verrebbe fatta suonare su un palco minore a metà pomeriggio. C’è poco qua che non abbiate già sentito decine di volte e, sinceramente, nonostante non sia un brutto disco non riusciamo a trovare un motivo per consigliarne l’ascolto (figuriamoci l’acquisto). Le speranze che quel piccolo capolavoro che fu “The Upcoming Terror” possa trovare un degno successore, sono sempre di meno e – francamente – viene da chiedersi quanto si possa andare avanti con un solo disco buono in carriera (per di più se questo disco è il primo).