7.0
- Band: ASSASSIN
- Durata: 00:25:57
- Disponibile dal: 08/11/2024
- Etichetta:
- Massacre Records
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Dopo il timido “Bestia Immundis” di quattro anni fa, gli Assassin tornano nuovamente in azione insieme al loro thrash metal di chiara scuola teutonica, a bordo di quel solido carro armato comandato dai sempiterni Sodom, Destruction e compagnia cingolante . Guidata dal chitarrista Scholli (presente nel momento più ‘alto’ della band e firmato da “The Upcoming Terror” del 1987), il quintetto di Dusseldorf è ripartito a pestare i pugni con un EP, il primo in carriera, in cui una maggior incisività ci fa sobbalzare dalla sedia rispetto al precedente e più statico lavoro.
E, se nell’ultima occasione, avevamo puntato il dito nei confronti della prestazione di Ingo Bajonczak, questa volta dobbiamo invece riconoscere i meriti del possente cantante di Mönchengladbach, bravo ad armonizzare maggiormente le linee vocali, riuscendo a rendere ancor più intenso il lavoro alla sei corde imbastito dallo stesso Scholli e da Stefano ‘Steve’ Smura, all’opera nel qui presente “Skullblast” al posto di Frank Blackfire, ormai impegnato a tempo pieno proprio con i Sodom, ma ancora inserito nella line-up ufficiale; staremo quindi a vedere se la presenza di Smura avrà un seguito oppure se si è trattato di una prova estemporanea.
Tornando a “Skullblast” e alla sua cover assai parlante ed esplosiva, gli Assassin hanno deciso di diminuire la portata globale del proprio operato, in favore di una cinquina di colpi più assestati e, in definitiva, vincenti – con la parziale eccezione dell’ultimo brano in scaletta, del quale parleremo tra poco.
Che qualcosa sia dunque cambiato ed in meglio lo avvertiamo subito grazie all’opener: si parla spesso di ‘tiro’ e “Blood For Blood” spicca proprio per questa caratteristica, con groove e granitica epicità al servizio di sfuriate in serie, dove il refrain è solo l’apice di una continua scarica elettrica.
Da parte sua il combo tedesco affila ulteriormente la lama con la title-track, magari meno impattante in sede di ritornello, ma sicuramente più arcigna nelle strofe, mentre con “In And Out By The Tide” e “Cut Your (Own) Throat” si torna invece sui classici ritmi che hanno da sempre marchiato gli Assassin in attesa della chicca finale.
Scholli e soci hanno infatti dato la loro versione del grande classico “The Green Manalishi” dei Fleetwood Mac (portata poi al successo planetario dai Judas Priest), appesantendolo forse un po’ troppo, a dir la verità, con il risultato finale di una cover riuscita a metà, complice (si dovrà verificare se anche sull’effettivo prodotto finale in versione LP o CD sarà presente) un problema di produzione proprio sul finale del brano, con un suono al limite della distinzione.
Per il resto, ci ripetiamo: il nuovo degli Assassin ha sicuramente donato un bagliore di risveglio, in attesa di un prossimo appuntamento sulla lunga distanza.