7.5
- Band: ASSAULTER
- Durata: 00:40:15
- Disponibile dal: 14/03/2011
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Ritorno sulle scene per gli australiani Assaulter, portabandiera di un blackened thrash che ricorda da vicino quanto proposto dagli ex-compaesani Destroyer 666: il qui presente “Boundless” continua senza grossi giri di parole il discorso intrapreso dal debutto “Salvation Like Destruction”, dove a dettare legge è lo scream maligno del leader Simon Berseker. Invariate le coordinate sonore del lavoro, saldamente ancorate ad un thrash volutamente scarno e minimalista dove è l’impatto a farla da padrone: sarebbe comunque alquanto sminuente comparare gli Assaulter ad una copia aggiornata dei Venom, dato che la cura riposta negli arrangiamenti, i richiami nei riff di atmosfere orientaleggianti e le riuscite parti soliste dell’ultimo arrivato T. Hellfinder contribuiscono ad aggiungere un’atmosfera esotica che ben si sposa con l’incedere belligerante del lavoro. Si sa che atmosfera e cattiveria poco contano senza delle belle canzoni: l’incedere devastante dell’opener “Entrance” ed il feeling thrasheggiante di “Into Submission” si scontrano in maniera decisa con l’avanzare cupo e carico di pathos di un mid-tempo come “Slave to King”, dove a dominare sono le trame arabeggianti tessute dalle sei corde di S. Bersker e i riusciti cori che immergono l’ascoltatore nell’incedere marziale del lavoro. Una nuova anima degli Assaulter viene a galla con le lunghe e più progressive “The Perpetual War” e la conclusiva “The Great Subterfuge”, dove la quantità di cambi di tempo e melodie prende il sopravvento sulla parte più istintiva e primordiale del suono della band. Seppur meno graffiante e con una sempre più predominante parte melodica – che non inficia l’aggressività del lavoro! – il nuovo disco degli Assaulter riesce ad essere anche migliore del debutto grazie anche ad una cura maggiore riposta in fase compositiva e di arrangiamento: invariata la volontà di proporre una produzione piuttosto ruvida e priva di orpelli che contribuisce a rendere il lavoro più spontaneo e graffiante. Senza inventare nulla gli Assaulter sono riusciti nell’intento di dare alle stampe un comeback che, pur rimanendo fedele alla formula dell’esordio, ha saputo dare dimostrazione della bravura compositiva del terzetto australiano: speriamo che la poca credibilità dovuta alla loro terra di provenienza – da sempre lontana dal metal estremo – non ne comprometta la visibilità. Sarebbe un vero peccato.