6.5
- Band: ASTAROTH (ITA)
- Durata: 00:50:44
- Disponibile dal: 21/12/2012
- Etichetta:
- She Wolf Records
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Era ormai da qualche anno che si era sparsa la voce di un rientro sulle scene dei mitici Astaroth, speed heroes capitolini che negli eighties avevano rilasciato l’EP “The Long Loud Silence”, che oggi è considerato un grandissimo esempio di speed metal forse ingenuo, ma anche dannatamente efficace. I Nostri ebbero poi avuto il coraggio di emigrare a Los Angeles a cercare fortuna, ma, purtroppo per loro, non andò bene: troppo modaiola e vocata allo street glam la città degli angeli per una band tutta borchie come il quartetto romano. Da allora più nulla: si sa solo che il singer Bob tornò in Italia, mentre i restanti membri rimasero negli States accantonando però il progetto Astaroth. Tutto questo avveniva a fine anni Ottanta. Bisognerà aspettare il 2005 per scoprire che la band è stata ricomposta e che ha messo mano a dei vecchi brani che avrebbero dovuto comporre il loro debut anni orsono. “The End Of Silence” è già virtualmente pronto nel 2007, ma bisognerà attendere ancora qualche anno prima che i ragazzi trovino in Ace Alexander la persona ideale per il ruolo di frontman. Il lavoro esce quindi in questo 2012 via She Wolf Records e – come preventivabile – si rivela essere una colata di heavy speed che tra i propri numi tutelari ha Agent Steel, primissimi Helloween e soprattutto Mercyful Fate. Più complesso e a suo modo progressivo rispetto all’EP, “The End Of Silence” gode di una produzione non particolarmente moderna, che ricrea in maniera fin troppo calzante le atmosfere e le sonorità di venticinque anni fa. Musicalmente parlando, ci ritroviamo faccia a faccia con dei musicisti preparati e pienamente consapevoli dei propri mezzi, alle prese però con dei brani non sempre efficaci. Certo, siamo coscienti che il materiale ha parecchi anni di vita e quindi – storicizzando un po’ – siamo sicuri che se fosse uscito come previsto a fine anni Ottanta il lavoro sarebbe stato una bomba. Ora però in alcuni frangenti pare accusare il peso degli anni. Se brani quali l’iniziale ed helloweeniana “My Sleeping Beauty”, con il suo chorus perfetto, oppure “Neros Fire”, infarcita di complessità ritmiche eccellenti, rivelano un songwriting sopraffino ed intelligente, vi sono di contro episodi quali la doppietta composta dalla semi ballad “The Siren Song” e da “Dreams Die First” che annoiano non poco, sebbene quest’ultima goda di passaggi di discreta fattura che in qualche modo rimandano al Dio solista. La sei corde di Max Cipacchia è decisamente l’arma migliore della band, capace di generare riff a cascata come di intessere ammalianti arabeschi dalla delicatezza quasi prog. Buon lavoro anche per la sezione ritmica composta da Shining Principini (oggi apprezzato producer) e da Jan D’Amore. Alexander dietro al microfono è autore di un’ interpretazione intensa e partecipe, purtroppo non sempre sostenuta da una prova vocale all’altezza, come è evidente ascoltando il chorus monocorde di “Stand Or Fall” o alcuni passaggi di “Apocalypse In The Living Room”, brano peraltro dal mood vicino a certi Savatage. Massimo rispetto per gli Astaroth e per le loro scelte di vita e di carriera, ma per correttezza dobbiamo dire che “The End Of Silence” riesce a convincerci solo in parte.