6.0
- Band: ASTRAL DOORS
- Durata: 00:49:06
- Disponibile dal: 28/08/2014
- Etichetta:
- Metalville
Spotify:
Apple Music:
Gli Astral Doors sono noti per lo più per la somiglianza stilistica con Rainbow e Dio (e qualcosa dei Black Sabbath epoca Dio) data non solo dalla palese derivatività a livello di riff e strutture ma anche, e sopratutto, per l’emulazione quasi perfetta del grande Ronnie James ad opera del talentuoso frontman Patrik Johansson. Se il gruppo nei primi anni del nuovo millennio aveva saputo attirare l’attenzione non solo grazie a queste caratteristiche, ma anche per via di composizioni assolutamente di buon livell,o che trovarono massima espressione in “Astralism” del 2006, successivamente esso ha iniziato una parabola discendente che lo ha visto pubblicare dischi piuttosto anonimi. Oggi la band ritorna in cerca di riscatto con il suo settimo lavoro, intitolato “Notes From The Shadows”. Accantonate ormai le ritmiche più veloci e adrenaliniche e le inflessioni power che potevamo sentire sul menzionato album di quasi una decade fa, gli Astral Doors pongono oggi l’accento su un heavy classico con molte sfaccettature di carattere prettamente hard rock melodico: dalla predominanza di mid tempo, alla presenza di hammond, a linee vocali che puntano sull’espressività del cantato più che sulla potenza, fino alle classiche melodie ariose di cui il disco è pieno. Nella prima parte del lavoro questi connotati riescono a prendere forma in pezzi convincenti, seppur non eccelsi, come “The Last Temptation of Christ”, “Disciples of the Dragon Lord” o la lunga e più epica “Die Alone”, nelle quali i riff hanno presa e i ritornelli sono efficaci, con delle linee vocali ottimamente interpretate da un Johansson che sembra migliorare di anno in anno. Quello che lascia perplessi, e che non permette al disco di andare oltre a una risicata sufficienza, è il calo qualitativo evidente che riscontriamo nella seconda metà della tracklist, con pezzi anonimi e che sanno di già sentito innumerevoli volte quali “Walker The Stalker”, “Desert Nights” e la scontatissima “In The Name Of Rock”; brani che mancano di idee e che rendono un’impresa riuscire ad arrivare a fine album senza sbadigliare. Si salva la drammatica “Confessions” posta nel finale. Se si sperava in un ritorno ad alti livelli degli Astral Doors, purtroppo siamo di fronte ad una mezza delusione: “mezza” solo per il fatto che questo “Notes From The Shadows” qualche pezzo buono lo contiene ,ma resta ben distante dal livello dei primi tre album.