7.5
- Band: ASTRIFEROUS
- Durata: 00:34:20
- Disponibile dal: 10/03/2023
- Etichetta:
- Me Saco Un Ojo Records
- Pulverised Records
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Dopo aver apprezzato il loro set al Kill-Town Death Fest dello scorso anno, fa piacere ritrovare gli Astriferous all’appuntamento con il primo full-length. Sin qui la formazione originaria del Costa Rica ha dato l’impressione di avere le carte in regola per lasciare il segno in un panorama sempre più affollato: l’EP “The Lower Levels of Sentience”, in particolare, ha mostrato notevoli capacità di scrittura e uno stile magari non personalissimo, ma al contempo slegato da certe ‘operazioni tributo’ oggi assai comuni nell’underground. Con “Pulsations from the Black Orb”, il quartetto di San José prosegue su quella strada, confezionando un death metal che sa essere quadrato e parallelamente dinamico a sufficienza per dare regolarmente un’idea di vivacità e intraprendenza.
La forza del songwriting del gruppo risiede soprattutto nelle strutture aperte a cui esso tende ad affidarsi: anche quando certi attacchi sembrano presagire uno sviluppo del brano diretto e stentoreo, la trama sa trasformarsi e innescare dei cambi di registro il cui collante rimane sempre e comunque un notevole interplay tra le due chitarre. La band trae spesso ispirazione dai Morbid Angel dei vari periodi con Tucker sul piano tecnico e compositivo, mostrando un simile desiderio di fondere elementi di astrattismo, grande vigore ritmico e capacità di sintesi; al tempo stesso, come era stato per l’EP, emergono qua e là influenze mutuate dalla scuola europea, finnica in particolare, con riff più dinamici che scivolano una dentro l’altro, indugiando su linee e colori, amplificando così l’impeto di quei passaggi in cui invece i toni si fanno più torvi e possenti. Molti spunti, insomma, tanto da correre il rischio di trasformare le canzoni in una sorta di ‘macedonia’ di riff regolata e condotta da una spiccata urgenza espressiva. A tratti l’impressione è effettivamente quella, ma la vaga orecchiabilità di certi riff viene comunque in soccorso, aiutando gli Astriferous a restare con i piedi per terra e al contempo a rimanere impressi nella mente dell’ascoltatore. “Pulsations…” si dimostra quindi una prova carica di una forte tensione, dove lo scambio vitale di stimoli e influenze è decisamente al centro della manovra. A livello di feeling, il risultato finale ricorda la recente vena dei Faceless Burial, altra realtà giovane e non sempre facile da collocare in un circuito underground death metal spesso diviso fra dimensione nostalgica e pura avanguardia. Da queste già convincenti basi, gli Astriferous non potranno che acquisire ancora più forza espressiva, limando ulteriormente le composizioni per svincolarsi dai riferimenti più ingombranti. Ci aspettiamo grandi cose già dal prossimo album.