7.0
- Band: ASVA
- Durata: 00:59:08
- Disponibile dal: 24/05/2011
- Etichetta:
- Important Records
- Distributore: Cargo
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L’ex-Goatsnake G. Stuart Dahlquist è tornato, e con lui, intatto e sempre più sconfinato e imponente, è tornato anche il suo ormai famosissimo magma di basse frequenze drone/post-doom. Stavolta il nostro sciamano del feedback non ha fatto tutto da solo come al solito ma si è fatto dare una mano da un altro psiconauta delle avanguardie musicali chiamato Toby Driver. Sì, proprio il Toby Driver dei Kayo Dot e dai Madlin Of The Well. Anche se “Presences Of absences” è a tutti gli effetti il terzo ritorno ufficiale degli Asva, anche un nome del tipo “Asva Featuring Toby Driver” avrebbe funzionato alla perfezione per introdurre il disco in questione, in quanto il contributo dell’orchestratore di Boston (soprattutto per quanto riguarda i suoi ormai famosissimi, agghiaccianti e bellissimi falsetti sussurrati all’orecchio come piccole maledizioni) è talmente prepotente in questo nuovo lavoro di Dalquist che l’album sembra a tutti gli effetti una collaborazione a quattro mani fra i due. Detto ciò, se in questo nuovo capitolo vi state già immaginando un mix (ultimi) di Kayo Dot e il classico sound Asva, be’, ci avete preso in pieno. “Presences Of Absences”, come i capitoli precedenti degli Asva d’altronde, fa con il blues e il jazz ciò che i Sunn O))) hanno fatto con il doom metal: li prendono per i capelli e li annegano in un eterno Stige di melma putrescente, avendo cura oltretutto di rallentare il tempo fin quasi al coma profondo per assicurarsi che la mostrificazione abbia tutto il tempo di cui ha bisogno per compiersi con repellente maestosità. Gli Asva in realtà portano avanti un verbo sonico del drone/doom che è fatto di tanti colori e sfumature diverse, e non solo il nero totale come nel caso dei Sunn O))). A differenza di O’Malley e Anderson che hanno cominciato ad introdurre fiati e organi solo di recente, Dalquist è fin dagli esordi che ha fatto dell’Hammond, del Fender Rhodes, delle trombe, dei tamburi, delle slide guitar e dei synth delle nervature indispensabili per la sua musica. Evaporazioni blues e sublimazioni post-rock che si elevano dal pelo dell’acqua della sua palude di chitarroni doom e bassi iper-disorti, ornando così la musica degli Asva di livelli multipli di sfaccettature sonore, che racchiudono un intero spettro di colori, dal nero fino ad arrivare al bianco, con tutto ciò che esiste in mezzo, creando un quadro ancora più complesso e indecifrabile. Le quattro tracce che compongono “Presences Of Absences” sono così, come la stratificazione stessa dell’universo umano: può partire dalla carne e arrivare nei meandri più sconosciuti del subconscio, o viceversa. E il viaggio, indipendentemente dalla direzione di marcia, è lento, estenuante e profondissimo. Fan di primi Boris, Bohren And Der Club Of Gore, Godspeed You! Black Emperor, Sunn O))), Nadja, Earth, Jesu e Kahnate: fatevi sotto come vermi su una carcassa.