6.5
- Band: AT THE ALTAR OF THE HORNED GOD
- Durata: 00:20:33
- Disponibile dal: 13/12/2024
- Etichetta:
- I Voidhanger Records
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Per quanto trasmutata e dilatata, la proposta di Heolstor e del suo progetto At The Altar Of The Horned God rientrava fino ad oggi nei larghi ranghi del black metal atmosferico, intinta di una particolare vena ritualistica che pare oggi rimanere quale unico fondamento in comune con la svolta stilistica intrapresa nel nuovo “Elements”. Quattro brani, ognuno dedicato ad un particolare elemento naturale, ed una volontà da parte dell’artista di mostrare chiaramente le influenze parallele al metal che influenzano il suo operato, virando vorticosamente verso le istanze elettroniche, dark e post-punk che già parzialmente si intravedevano nei due dischi precedenti, amplificate però oggi all’ennesima potenza. Nessun segno di distorsioni e batteria acustica, quindi, ma una serie di tracce che si intrecciano tra di loro, citando senza timore le atmosfere plumbee dei Dead Can Dance in “Aqua”, o gli eleganti risvolti dei Field Of The Nephilim rievocati con “Ignis”, dove leggeri accenni di voce distorta sembrano richiamare le gesta più feroci del recente passato del gruppo.
Con una velenosa sensazione di pericolo, il percorso si fa meno sereno anche in “Aer”, un dark ambient infestato dalla voce spiritata di Heolstor, multistrumentista abile anche a gestire con cognizione le varie interpretazioni vocali intraprese nei pezzi. Ne è un esempio la conclusiva “Terra”, dove, tra voci sussurrate, pulite e distorte, si raggiunge il climax di questo EP, parentesi estemporanea prima di un ritorno già dichiarato alle sonorità black metal più ‘pure’.
“Elements” si configura quindi come una celebrazione personale verso universi musicali in qualche modo affini a quello del black metal, secondo un immaginario decadente e a tratti sinistro che così spesso ha incendiato la vena creativa di innumerevoli realtà estreme. A funzionare nelle quattro tracce presenti nel disco, è il trait d’union fornito dalle liriche e dalle musiche, asservite alla concezione spirituale ed evocativa che anima da sempre il progetto e che permette di addentrarsi, attraverso preghiere ed invocazioni, in un mondo musicale melodico e in un certo senso ‘facile’, ma concepito e stratificato con onestà ed efficacia.
In attesa di un nuovo lavoro più vicino al percorso interrotto con “Heart Of Silence”, diversi ascolti di questo bizzarro intramezzo discografico permettono di cogliere appieno la cura con cui è stato realizzato, garantendone una qualità effettivamente buona e convincente, se si è in vena di tristi pomeriggi invernali.