7.0
- Band: ATARAXY
- Durata: 00:41:48
- Disponibile dal: 17/06/2022
- Etichetta:
- Dark Descent
- Me Saco Un Ojo Records
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Anche se sono spesso stati definiti ‘soltanto’ una death metal, per via in primis di alcune indubbie influenze di marca Asphyx, gli Ataraxy in carriera non hanno mai mancato di esprimere una forte vena atmosferica con la loro musica. Tempi medio-lenti, arpeggi e un pronunciato mood dolente hanno sempre fatto parte della proposta del gruppo spagnolo, il quale in alcune circostanze si è anche reso protagonista di vere e proprie composizioni doom, dove la ruvidezza della strumentazione di base dialogava insistentemente con la delicatezza delle armonie dipinte dalle chitarre pulite. Il nuovo “The Last Mirror”, terzo full-length di una storia iniziata nel 2008, porta avanti questo medesimo discorso, spingendo forte sulla solennità dei temi portanti e su un’aria lugubre e tormentata che porta a immaginare nubi minacciose e ambientazioni piene di ombre opache. Certo, il furibondo incipit e lo sviluppo generale di un brano come “Decline” richiamano come sempre una certa band olandese, ma il grosso del disco vede gli Ataraxy intasare lo spettro sonoro con una forma molto posata di death-doom metal, dalla quale emerge ogni piccolo sussurro e dove il crescendo emotivo è spesso l’apice e il terminale del songwriting del quartetto. Di recente abbiamo avuto il piacere di ascoltare la nuova prova dei Temple Of Void e questo “The Last Mirror” non si rivela poi così lontano dalla formula adottata dal gruppo statunitense: “Summoning the Slayer” mette in mostra una vena Peaceville – Paradise Lost in particolare – di cui gli Ataraxy non dispongono, ma la matrice anni Novanta è comunque presente in diversi passaggi dell’opera, tanto che non è raro che alcune soluzioni melodiche arrivino a ricordare più o meno vagamente certi Tiamat. In un pezzo come “Under the Cypress Shadow” troviamo inoltre degli ornamenti tastieristici che sanno anche di black metal ellenico vecchia maniera, a testimoniare ulteriormente l’indubbio background old school della formazione. Non sono dunque pochi gli elementi di “The Last Mirror” che restano impressi: se da un lato il gruppo non fa chissà cosa per imporre una propria personalità, dall’altro i suoi sforzi sul fronte compositivo producono un lavoro che suscita quasi subito un certo interesse nel suo essere espressivo e soprattutto poco prevedibile in quasi tutte le tracce. Coloro che hanno gradito i capitoli precedenti sono di conseguenza invitati a proseguire il viaggio assieme ai quattro di Saragozza.
