7.5
- Band: ATLANTEAN KODEX
- Durata: 01:05:25
- Disponibile dal: 02/10/2010
- Etichetta: Cruz Del Sur Music
- Distributore: Audioglobe
Rispettosi delle sonorità classiche che da decenni rappresentano le lande tedesche, i bavaresi Atlantean Kodex propongono un epic metal dalle tinte solenni che strizza l’occhio alla lezione impartita vent’anni or sono dal compianto Quorthon con i suoi Bathory. Pur senza trovare arrivare al plagio, è chiaro che lavori come “Hammerheart”, “Twilight Of The Gods” e “Blood on Ice” abbiano rappresentato una forte fonte di ispirazione per il quintetto tedesco: l’epic degli AK fa perno su ritmi gravi e maestosi, trame ricamate sapientemente per creare atmosfere sontuose ed eroiche, racchiuse in composizioni dal minutaggio elevato che, almeno inizialmente, rappresentano uno scoglio non indifferente per l’assimilabilità del lavoro. “The Golden Bough”, dall’alto della sua ora e spicci di durata, riesce nell’intento di portare comunque una buona varietà alle orecchie dall’ascoltatore: le atmosfere gloriose di brani del duo iniziale “Fountain of Nepenthe” e “Pilgrim” si stagliano in maniera netta con brani più diretti come “Disciples of the Iron Crown” o l’omonima traccia, fatte di melodie immediate e con ritornelli facilmente assimilabili. Senza nulla togliere al lato più istintivo e diretto della formazione, è il lato più doom ed oscuro degli AK a fornire ai nostri una marcia in più: la carica emotiva espressa in “Temple of Katholic Magick” e le mutevoli atmosfere raffigurate nella progressiva “A Prophet in the Forest” rappresentano di per sé un più che valido incentivo per promuovere alla prima pubblicazione la formazione tedesca. Contrariamente a quanto viene logico pensare, “The Golden Bough” scorre senza grossi intoppi e già dopo qualche ascolto si riesce ad apprezzare la cura con cui è stato costruito lo scheletro delle composizioni, dotate tutte di ritornelli evocativi e facilmente memorizzabili. Valida, ma non priva di qualche ombra, la prova di Markus Becker dietro al microfono: se sul lato emotivo e puramente istintivo non si può certo muovere critica nei confronti di Markus, è nelle tonalità più alte ed acute che si ravvisa qualche lacuna forse dovuta alla relativa inesperienza del frontman. Priva di orpelli e convincente la produzione, suggellata dal suggestivo artwork che ritrae un’opera di Arnold Böcklin. Per gli amanti dell’epic più puro non ci sono proprio scuse che tengano: “The Golden Bough”, seppur con qualche piccola riserva, entra di diritto tra le uscite epic (sempre risicate) più valide di questo 2010. Non perdetevelo, siamo certi che “The Golden Bough” vi terrà buona compagnia per molti mesi a venire: e non dite che non vi avevamo avvisati.