7.5
- Band: ATLAS PAIN
- Durata: 50:17:33
- Disponibile dal: 19/04/2019
- Etichetta:
- Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
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Gli italiani Atlas Pain arrivano a sfornare il loro secondo album “Tales Of A Pathfinder”, fin dal titolo in grado di evocare suggestioni di paesi lontani, mondi diversissimi da quello in cui viviamo: decisamente un universo variegato quello proposto dal gruppo, ma assolutamente dipinto in maniera magistrale attraverso pennellate di stampo folk/pagan corroborate da ottimi arrangiamenti e cori capaci di sostenere la trama sonora.
Dieci brani (otto più introduzione e coda, a dir la verità) che portano alla mente meraviglie lontane geograficamente ma vicine grazie alle note che gli Atlas Pain fanno uscire dal cilindro per raccontare come sapienti cantastorie scenari fatati: il grosso respiro epico che prendono gli arrangiamenti si può sentire fin da “The Moving Empire”, melodica e con un cantato graffiante che si rivelerà vero punto di forza per la dinamica di ogni singolo brano insieme alla batteria potente ed impegnata in tessiture ritmiche varie e riuscite.
La varietà compositiva della compagine si esplicita in brani come la varia “Ódauðlegur” o in “The Great Run”, quest’ultima con un inciso quasi dance dalle parti della coda: da una parte la maestosità e dall’altra l’inclinazione più folkloristica come in “Kia Kaha” e “Baba Jaga”, preamboli alla potente ed affascinante “Shahrazād”, scrigno di sonorità diverse ed accostate con sapienza. Ma forse il vero affondo gli Atlas Pain lo mettono a segno con “Homeland”, lunga composizione che precede l’outro, vera e propria summa di ciò che il gruppo è in grado di mostrare oggi come oggi, ovvero una maturità conquistata con soltanto un album alle spalle ed un suono fresco e personale capace di conquistare anche i non avvezzi a queste inclinazioni sonore: le chitarre riescono a creare quadri vividi, supportati fortemente da una sezione ritmica totalmente a fuoco e dal comparto vocale/sinfonico in pompa magna
Sempre un piacere riuscire a scovare lavori come “Tales Of A Pathfinder”, veri e propri almanacchi sonori dalla grandissima capacità di riuscire a far viaggiare mente e spirito senza fisicamente spostarsi; ancor di più un piacere se gli artefici sono italiani, come gli Atlas Pain.