7.0
- Band: ATREYU
- Durata: 00:41:09
- Disponibile dal: 04/06/2021
- Etichetta:
- Spinefarm
- Distributore: Universal
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L’ottavo album in carriera degli Atreyu segna un punto di svolta significativo per i principi del metalcore di O.C., andando a marcare la dipartita del frontman e fondatore Alex Varkatzas dopo un sodalizio durato ventidue anni, a causa di attriti personali e divergenze artistiche insormontabili con Brendon Saller, l’altro capitano, oggi quanto mai responsabile del nuovo corso della band californiana. Con la defezione di Alex, le parti in screaming sono state affidate al bassista Porter McKnight, ed il buon Brandon ha definitivamente abbandonato la sua posizione dietro le pelli, prendendo come sostituto Kyle Rosa, compagno nell’altro side project Hell Or High Water, diventando così il frontman a tutto tondo. Insomma, ne sono successe di cose nell’ultimo anno, e sarebbe più che lecito pensare che un cambio così sostanzioso a livello di line-up per una band di questa caratura possa causare dei traballamenti strutturali: invece questo “Baptize” crea sì una transizione evidente, ma realizzata in maniera decisamente fluida. I nostri hanno realizzato un disco non eccessivamente lungo in termini di minutaggio, ma con una tracklist molto fitta – ben quindici tracce – presentando in toto gli stilemi che ne hanno decretato il successo in passato, con la partecipazione in qualità di ospiti di svariati pesi massimi della scena rock e metal contemporanea quali Travis Barker, Jacoby Shaddix dei Papa Roach e Matt Heafy dei Trivum. Un progetto molto ambizioso insomma, il cui risultato finale si può inquadrare in un prodotto sicuramente buono, scintillante e dall’indiscutibile appeal radiofonico, ma che pecca di eccessivo mestiere e ruffianeria in più di qualche occasione, andando ad aggiungere poco alla discografia del gruppo in termini di novità o sobbalzi artistici; comunque riesce nello scopo di piacere e intrattenere, anche dopo svariati ascolti. All’interno della tracklist spiccano la titletrack, singolone di metalcore melodico con velleità da stadio, ”Underrated”, che prova a graffiare un po’ di più con riffoni e breakdown di rito, ma senza comunque dimenticare il ritornello zuccherino, e anche “Dead Weight”, power ballad rinforzata ed ipermelodica dove Brandon Saller ruba prepotentemente la scena, tra vocalizzi emozionali e gorgheggi di livello. Abbiamo inoltre “Warrior”, ultrahit che non sfigurebbe nella playlist dell’ultimo Eurovision, e “Untouchable”, dalla vibrazione maggiormente sleaze. Come avrete intuito, la dipartita di Alex non ha azzoppato la band più di tanto, accelerando semmai il processo di avvicinamento all’alternative metal da grande arena per gli Atreyu, che aveva già avuto inizio ben prima. Il nuovo corso dei nostri, in fin dei conti, non è troppo diverso da ciò alla quale la band ci ha abituato negli ultimi anni, e se li amavate prima, continuerete probabilmente ad amarli ancora.