8.0
- Band: ATREYU
- Durata: 00:43:27
- Disponibile dal: 29/06/2004
- Etichetta:
- Victory Records
- Distributore: Venus
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Non c’è proprio niente da fare: la Victory, in campo hardcore e affini, è praticamente imbattibile! Spaziando agilmente dal punk e dall’emo-core più innocui, fino a giungere ai suoni massacranti di alcuni fra i gruppi death-core più importanti della scena mondiale, l’etichetta americana difficilmente sbaglia colpi. Ora, tenendo conto del gran spiegamento di mezzi pubblicitari, “paroloni” ed elenchi di riconoscimenti vari ottenuti, con i quali la label sponsorizza i californiani Atreyu, dovremmo giustamente pensare di trovarci di fronte ad una band a dir poco eccezionale… Be’, non ci permettiamo di profonderci in elogi sperticati, però si deve ammettere che, al pari di Silverstein e Glasseater, ma in modo ben più violento, gli Atreyu coniugano in maniera perfetta le accattivanti melodie dell’emo-core, il metal classico e cospicue scariche di death metal furioso ed abrasivo, creando un miscuglio sonoro parecchio originale e piacevolissimo da gustare. “The Curse”, prodotto dal famoso Gggarth (suo l’eccellente suono dei primi Rage Against The Machine), segue a distanza di due anni l’acclamato “Suicide Notes And Beautiful Kisses” e presenta una serie di brani avvincenti, imperniati sul rabbioso contrasto tra parti melodiche e sezioni aggressive, il tutto però sostenuto ed impreziosito da una tecnica di base sopraffina e, per il genere, strabiliante, messa al servizio del sound, ma usata anche per personalizzare le song con interventi solisti di grande effetto. Ottime le prestazioni dei due axe-man, Dan Jacobs e Travis Miguel, eclettici come pochi, ed anche del drummer Brandon Saller, dotato poi di un bel timbro vocale pulito, onnipresente nei chorus, in piena contrapposizione allo screaming strozzato e penetrante di Alex Varkatzas, a volte ricordante “Speed” Strid dei Soilwork. Nell’album, peraltro elegantemente presentato da una cover – come dire? – stuzzicante, si ha il piacere di ascoltare almeno cinque song-capolavoro, a partire dal singolo “Right Side Of The Bed”, dall’alto appeal radiofonico ma di certo ben composto; anche “Bleeding Mascara” merita passaggi infiniti, grazie all’assalto all’arma bianca della sua strofa ed al solito, riuscito ritornello; “You Eclipsed By Me” e la breve “Corseting” sono due clavate sui denti, mostranti gli Atreyu alle prese con un riffing stoppato e serratissimo, vicino al collasso sonoro; in “Demonology And Heartache”, le influenze classiche (Iron Maiden) sono ben evidenti, mentre a centro platter l’attenzione cala leggermente, con “The Crimson” e “The Remembrance Ballad” a risultare un po’ troppo mainstream. Per fortuna, le grandiose “My Sanity On The Funeral Pyre” e “Five Vicodin Chased With A Shot Of Clarity” riconducono il disco su coordinate massicce e velenose e concludono la serie di brani confermando la band ad altissimi livelli, davvero tecnicamente ineccepibile. Forse meno emozionanti di alcuni loro labelmate, gli Atreyu però si ergono sopra la massa grazie alla loro musica dinamica, intensa e potente. Gran disco e gran gruppo.