7.0
- Band: ATROCITY
- Durata: 00:44:54
- Disponibile dal: 06/07/2018
- Etichetta:
- Massacre Records
- Distributore: Audioglobe
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Difficile sintetizzare in poche righe una carriera densa di avvenimenti e cambi di stile come quella degli Atrocity. In ogni caso, dopo avere peregrinato per le sonorità più disparate soprattutto fra i tardi anni Novanta e i primi Duemila, il gruppo tedesco è da qualche tempo tornato ad un sound radicato nel metal estremo, cercando di recuperare un minimo di credibilità negli ambienti più tradizionalisti con opere come “Okkult” e il recente EP “Masters Of Darkness”. Il nuovo “Okkult II” riprende già dal titolo il concept dell’ultimo full-length, riproponendo inoltre tutti i brani del successivo EP, il quale, a conti fatti, può ora essere visto come una pura e semplice anticipazione di ciò che i tedeschi avevano in serbo per noi con questo album. “Okkult II” riprende dunque le possenti coordinate stilistiche espresse di recente, mostrando una ancora più decisa sterzata in direzione di un death-thrash venato di sfizi orchestrali. La totalità dei pezzi della tracklist fanno infatti appassionata professione di un misto di torvo death metal vecchia scuola, lampante attitudine slayeriana e sprazzi di grandeur sinfonica, sempre con quella magniloquenza che ha spesso caratterizzato i lavori della band di Ludwigsburg. A livello di ritmiche, gli Atrocity spingono molto sull’acceleratore, ma, al contempo, non mancano di enfatizzare regolarmente la componente orchestrale, avvicinandosi altresì in alcune occasioni a quel climax sontuoso ultimamente tanto caro ai greci Septicflesh. Certi interventi di cori e archi risultano tuttavia ben poco sobri, confermando ancora una volta la tendenza della band a scadere nell’ampollosità quando si tratta di condire con nuovi elementi la propria proposta. La sottile leggiadria o la vera drammaticità tipica dei colleghi ellenici risulta qui spesso un miraggio, anche se, indubbiamente, gli Atrocity riescono anche ad offrire del materiale efficace nei tre quarti d’ora del disco. Di certo “Okkult II” suona veemente e compatto, facendo dimenticare vari capitoli interlocutori o sin troppo variopinti presenti nella discografia del gruppo. Pur con qualche sbandata in ambienti kitsch, l’album procede insomma su coordinate pratiche e rassicuranti, mettendo in mostra una buona gamma di riff di sicuro impatto, una produzione che bada al sodo e anche un paio di piacevoli interventi firmati Marc Grewe e LG Petrov. Con “Okkult II” gli Atrocity cercano, in sintesi, una dimensione espressiva più robusta: coloro che avevano apprezzato la prima parte di “Okkult” probabilmente gradiranno anche questo sequel, ma forse anche chi pensa ancora ad “Hallucinations” e “Todessehnsucht” potrebbe imbattersi in qualche spunto degno di interesse.