ATROCITY – Okkult

Pubblicato il 30/04/2013 da
voto
8.0
  • Band: ATROCITY
  • Durata: 00:54:13
  • Disponibile dal: 26/04/2013
  • Etichetta:
  • Napalm Records
  • Distributore: Audioglobe

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Per molti gli Atrocity sono solo la band che, con l’aggiunta di Liv Kristine, forma i Leaves’ Eyes, mentre pochi ricordano i due eccellenti album d’esordio dei Nostri (“Hallucinations” e “Todessehnsucht”); comprensibile, dato che gli Atrocity negli anni si sono persi per strada tra folk, industrial e ben due dischi di cover pop anni ’80. E’ con un certo scetticismo, quindi, che ci si avvicina all’ennesima fatica della band tedesca. E invece, ecco la sorpresa che non ti aspetti: l’opener “Pandaemonium”, dopo un lungo inizio orchestrato e sorretto dal cantato corale di Liv Kristine (presente come guest), esplode in un violento death metal, pur mantenendo le orchestrazioni che, però, nulla tolgono alla cruda brutalità del pezzo, conferendo sonorità che richiamano gli ultimi lavori dei Septicflesh; ed  è proprio la somiglianza con la band greca a creare subito ottime aspettative! La successiva “Death By Metal”, invece, è un pezzo tipicamente death metal, molto ben confezionato ed all’altezza degli esordi della band; quando, però, inizia “March Of The Undying”, capiamo subito che le orchestrazioni e la componente sinfonica saranno parte dominante di questo lavoro. Gli Atrocity riescono a creare atmosfere cupe e vagamente decadenti, pur mantenendo un piglio melodico facilmente assimilabile, nonostante la struttura complessa dei pezzi. Si prosegue con “Haunted By Demons”, che si apre con un riff molto cupo, per poi sfociare in melodie quasi black metal, a dispetto del ritmo piuttosto cadenzato. Questo è forse il momento più “semplice” del disco, sicuramente il più immediato: uno di quei pezzi che si imprimono subito; eppure, anche quando vogliono essere diretti, gli Atrocity non snaturano il loro approccio e ci regalano un pezzo che è, solo all’apparenza, facile. Si prosegue con “Murder Blood Assassination” che, dopo un inizio in cui le tastiere aprono tetre e vagamente gotiche, cresce in un riffing death ed esplode in un refrain diretto e coinvolgente, mentre la parte tastieristica continua ad innestarsi perfettamente sul pezzo. “Necromancy Divine” è uno dei momenti più ispirati di tutto questo “Okkult”; ancora una volta il sound si fa smaccatamente sinfonico, con quell’aura velatamente ritualistica, che richiama ancora i Septicflesh di “The Great Mass”, il tutto sorretto da cori femminili angoscianti e perfettamente in tema con il titolo del pezzo. Un lungo intermezzo ed il reinserimento della voce growl risultano decisamente inquietanti, contribuendo ad una canzone dall’incredibile atmosfera. “Satans Braut” è, invece, uno dei pochi, se non l’unico, punto debole di questo disco. Delle ottime melodie, sono sorrette da chitarre e cantato che ricordano fin troppo i trascorsi industrial della band ed imitano, neanche troppo indirettamente, i Rammstein; non si tratta di una brutta canzone, ma risulta piuttosto fuori contesto, rispetto a quanto ascoltato fin qua. Per fortuna gli Atrocity ritrovano subito la strada con la successiva “Masaya”, la famosa “bocca dell’ Inferno” situata sull’omonimo vulcano in Nicaragua. “When Empires Fall To Dust” è l’unico pezzo del disco dall’atmosfera piuttosto malinconica, con dei cori che potrebbero rimandare addirittura ai Therion. Si prosegue con l’incalzante “Beyond Perpetual Ice”, in cui i deathster tedeschi sanno dimostrare di essere in grado di creare un ottimo sound anche senza l’ausilio di orchestrazioni. Siamo alla conclusiva “La Voisine”, altro ottimo pezzo sinfonico, preceduto da un’intro funerea che ben conduce ad una canzone sulla figura dell’inquietante Catherine “La Voisin” Monvoisin, strega, avvelenatrice e adepta a culti satanici, ai tempi di Luigi XIV. Con questa track e la sua lunga outro si chiude “Okkult”, finalmente un disco all’ altezza di ciò che gli Atrocity furono agli inizi della loro carriera; un lavoro che potrebbe consegnare la band di Alex Krull all’attenzione che merita e renderli noti fra alcuni non solo per essere “la band del marito di Liv Kristine”. Certo, gli Atrocity ce l’hanno messa tutta per far dimenticare gli ottimi esordi con una serie di lavori dalla qualità quantomeno discutibile, ma ora sono finalmente tornati con quello che può essere un piccolo capolavoro e, speriamo, l’inizio di una nuova era per i tedeschi.

TRACKLIST

  1. Pandaemonium
  2. Death By Metal
  3. March Of The Undying
  4. Haunted By Demons
  5. Murder Blood Assasination
  6. Necromancy Divine
  7. Satan's Braut
  8. Todesstimmen
  9. Masaya (Boca Del Infierno)
  10. When Empires Fall To Dust
  11. Beyond Perpetual Ice
  12. La Voisine
1 commento
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