7.5
- Band: ATROX
- Durata: 01:07:47
- Disponibile dal: //2002
- Etichetta:
- Code666
- Distributore: Audioglobe
Se, come nel mio caso, vi piace la roba strampalata, ma proprio strampalata, impazzirete per “Terrestrials”. Un disco complicato al limite della beffa e veramente “alternativo” se si vuole usare questa parola privandola del senso che ha assunto negli ultimi anni in ambito musicale. Un disco in tutto e per tutto metal che ha l’enorme pregio di essere diverso da tutto ciò che comunemente si definisce tale. Prendete un background a metà tra il prog metal più lucidamente tecnico ed il metalcore spigoloso e cervellotico dei Meshuggah, aggiungete una vena melodica quasi gotica e coronate questo strano miscuglio con una vocalità, quella di Monika, che trascende in ogni modo il concetto comune di “voce solista”. Nel cantato sofferto e tecnicamente ineccepibile della bella norvegese c’è tutto: progressioni arabeggianti, sussurri, urla incontrollate, acuti da accaponamento istantaneo, potenza, melodia, grazia e violenza. Se di per sé l’album è veramente ottimo, la prova della cantante (autrice, per altro, di testi e copertina) rende “Terrestrials” un lavoro del tutto autarchico e lontano da ogni preconcetto musicale. Un album talmente sui generis che più di una volta viene da chiedersi se la sola chiave di lettura delle composizioni trasversali e sconnesse della band sia l’inesorabile follia che sembra ammantare ogni brano; scenari sonori in cui non esiste continuità si appoggiano su strutture complicatissime eppure singolarmente accattivanti. La sensazione generale è di una sorta di fluttuazione in assenza di gravità in cui il senso di spazialità non è suggerito da un uso massiccio di elettronica o effettistica assortita, quanto piuttosto dall’estrema precarietà dei castelli sonori costruiti da tre strumenti (basso, batteria e chitarra) e da un quarto elemento destabilizzante impersonato dalla poliedrica e, diciamolo, bravissima Monika. Un disco consigliato a chiunque voglia affrontare un viaggio imprevedibile in un mare amniotico di stravaganza, schizofrenia ed inquietudine. Complimenti agli Atrox e, soprattutto, complimenti alla label nostrana Code666 che è riuscita ad accaparrarsi questa imprevedibile band norvegese.