5.5
- Band: ATTIC (DE)
- Durata: 01:03:56
- Disponibile dal: 18/08/2017
- Etichetta:
- Ván Records
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Un dato è certo: il Re Diamante è unico e scalzarlo dal trono, o comunque cercare di sedercisi accanto, è impresa assai ardua. Forse abbiamo scoperto l’acqua calda ma è pur vero che chiunque voglia cimentarsi nel musicare storie dell’orrore cantando in falsetto, deve sapere a priori che il confronto con l’istrionico singer danese sarà scontato. Troppo ingombrante la figura di King Diamond in questo genere particolare di heavy metal, come troppo importanti sono state le lezioni vocali da lui impartite nel corso della sua carriera. Una breve ma doverosa premessa prima di dare il ‘benvenuto’ al qui presente “Sanctimonious”, secondo full length degli Attic, quintetto tedesco alla prese con una macabra vicenda avvenuta in un convento di suore: segreti, omicidi, sangue, pazzia; il tutto in nome di Satana. Ma non basta avere nel taschino un, seppur interessante, plot horrorifico; bisogna saperlo interpretare. Come non basta aver la fortuna di possedere un’ugola versatile in grado di raggiungere sia le famose ‘note bianche’ sia le tonalità più oscure e roche; è necessario, anche in questo caso, saperla usare al meglio. Ecco perché il nostro Meister Cagliostro, singer e mastermind della band teutonica, dovrà rimettersi a studiare e ad ascoltare con maggior attenzione il vocalist dal nero cilindro. “Sanctimonious” non suona male ma, essendo un concept album, ci si attendeva che i tredici brani proposti, pur avendo qualcosa in comune (proprio per non perdere il filo della storia) fossero nello stesso tempo univoci così che ognuno di essi andasse a trasmettere le giuste emozioni o sensazioni per meglio rappresentare il momento topico della narrazione. Ed invece, a parte alcuni episodi, vedi la stessa title track, “A Serpent In the Pulpit” e la malinconica “Dark Hosanna”, la triste avventura di sorella Alice, pur sorretta da un discreto songwriting, arriva al terrificante capitolo finale (un demoniaco massacro), senza grossi scossoni o comunque stacchi musicali che, ripetiamo, sottolineino quel determinato ‘urlo’, quella specifica ‘maledizione’, quel particolare colpo di scena, fulcro fondamentale di questo genere di metal dalle forti tinte teatrali. Una base sostanzialmente di heavy classico, con qualche assolo inserito qua e là, regna sovrano lungo l’intero album, dando poco spazio alla fantasia. E pure il singer Cagliostro appare, in alcuni casi, quasi svogliato nei vari saliscendi vocali. Il macabro in forma scritto ha passato quindi l’esame, quello musicale meno. Il Re Diamante ha fatto scuola, gli Attic devono quindi applicarsi di più, per ora… rimandati a settembre.